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Burocrazia
20 Maggio 2025 - 09:00
Nel teatro politico di Ivrea, le rassicurazioni dell’amministrazione comunale sembrano più una messinscena da dramma premiato agli Oscar che una presa d’atto concreta delle difficoltà del commercio locale. A ribadirlo è ancora una volta l’assessore Matteo Chiantore: “Facciamo già tanto con le manifestazioni”. Una frase ripetuta come un mantra, buona forse per i titoli dei comunicati, ma insufficiente a placare il malcontento di esercenti e cittadini.
Intanto, il centro città assiste al lento declino delle attività commerciali. Mentre aumentano imposte, balzelli e tariffe, le proposte di sostegno reale rimangono nel cassetto. A farne le spese è chi ogni giorno apre una serranda tra mille difficoltà. Ivrea, un tempo vivace crocevia di piccoli esercenti e visitatori, oggi sembra più incline a scoraggiare che ad accogliere. Tra le poche idee concrete emerse negli ultimi mesi, quella dei 15 minuti di sosta gratuita per chi desidera fare acquisti in centro rappresentava una misura semplice e di buon senso. Una boccata d’ossigeno per il commercio di prossimità. Eppure, è stata bocciata con un’alzata di spalle dalla maggioranza. Il messaggio è chiaro: anche il tempo, per questa amministrazione, sembra avere un prezzo. E non è certo quello dei cittadini.
All’assessorato al commercio, nel frattempo, siede Gabriella Colosso, fresca di nomina. Ma le aspettative si sono presto scontrate con la realtà: documenti, firme, sigle. Nessuna iniziativa concreta in vista. Il commercio affonda, ma la priorità sembra essere l’adesione ai protocolli, non il sostegno agli operatori. Non va meglio sul fronte della manutenzione urbana. L’assessore Massimo Fresc è chiamato a gestire parchi incolti, marciapiedi dissestati e strade crivellate di buche. Ma il quadro che ne emerge è desolante: l’erba alta invade i giardini pubblici, i rami sfiorano il suolo e le buche trasformano la viabilità cittadina in un percorso a ostacoli. Manca solo il biglietto d’ingresso per completare la scenografia.
Il problema non è solo estetico, ma economico e sociale. Un commercio che non viene tutelato, una città che non viene curata, una politica che si rifugia nella burocrazia: Ivrea sembra bloccata in un cortocircuito istituzionale. A pagare, come sempre, sono i cittadini. E se a qualcuno l’indignazione può sembrare populismo, forse è solo buon senso. Perché i soldi pubblici devono essere spesi con responsabilità, e gli incarichi politici devono produrre risultati, non verbali. Finché il confronto rimarrà confinato ai comunicati stampa, e gli assessori non scenderanno dal piedistallo dei proclami per confrontarsi davvero con i problemi, nulla cambierà. Il commercio locale continuerà a chiudere bottega, i cittadini a pagare, la città a spegnersi.
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