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IL PROCESSO
12 Giugno 2025 - 12:49
Chiara Rossetti
“Non si è trattato solo di un complimento o di un bacio sulla guancia” attacca così la pm Giulia Rizzo in aula, questa mattina, a Torino: al centro della vicenda ci sono la sindaca di Bardonecchia, Chiara Rossetti, rappresentata dall’avvocato Riccardo Salomone e dall’altra parte, quella dell’imputato, Alessandro Lovera, comandante della polizia municipale del medesimo comune, accusato di molestie nei confronti della prima cittadina di Bardonecchia. Non solo. Dall’indagine, inizialmente avviata per le violenze sessuali (poi derubricata in molestie dal tribunale del Riesame), erano scaturite altre accuse nei confronti del comandante, legate al peculato e al falso ideologico.
E per questi reati Giulia Rizzo chiede una condanna di 3 anni, 8 mesi e 20 giorni.
Ma di questi, solo due mesi e i venti giorni sono relativi alle molestie.
Tre anni e sei mesi, invece, sarebbero per le accuse legate ai reati contro lo Stato. Tra le accuse, quella peculato per aver utilizzato un monopattino che era stato in dotazione al Comune di Bardonecchia e di cui il comandante avrebbe fatto un utilizzo personale. E ancora, secondo l’accusa, Lovera avrebbe anche peccato di falso ideologico, relativamente a questioni legate ad un avanzamento di carriera.
E poi c’è la richiesta di risarcimento: un euro, una cifra simbolica, che Salomone richiede a Lovera, presente in aula con il suo legale Maria Grazia Strambi. Un euro, appunto, per le molestie procurate alla sindaca. Per tutta la questione legata al peculato e al falso ideologico, la richiesta è invece di 3600 euro.
Un’arringa, quella di Rizzo, che evidenzia “come la condotta dell’imputato sia stata molesta nelle intenzioni in tutte le azioni”. Dalle ricostruzioni dell’accusa Rossetti e Lovera avevano un rapporto di stima reciproca, quella di chi lavora sullo stesso territorio, in questo caso la cittadina di Bardonecchia. Poi l’uomo una sera manda un messaggio alla donna su whatsapp “oggi eri stupenda”, le scrive.
Rizzo precisa “si erano visti durante un evento al mattino stesso, perché non dirle di persona quel complimento, se di male non c’era nulla? Un messaggio, di sera, sul telefonino, quando tutto appare con un altro sapore”. E poi gli episodi dopo, il “famoso” bacio sulla guancia, che l’imputato in aula, quando sentito, aveva classificato quel bacio come “una cosa veloce e innocente, nemmeno le ho sfiorato il corpo” aveva replicato Lovera.
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