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Territorio
07 Luglio 2025 - 15:50
In un minuscolo borgo di appena 19 abitanti, incastonato tra le montagne della provincia di Cuneo, sta prendendo forma una storia di ritorno, di famiglia e di territorio. Siamo a Pontebernardo, frazione del Comune di Pietraporzio, in Valle Stura, dove due sorelle originarie di Asti, Irene ed Elisa Gnudi, hanno deciso di aprire Ortiche Bistrot: un piccolo ristorante di montagna nato da una scelta di vita, prima ancora che professionale.
«Un anno fa è mancato nostro padre» racconta Irene, classe ’87. «Da quel momento abbiamo sentito il bisogno di cambiare prospettiva. Io lavoravo in un centro medico, Elisa era indossatrice tecnica. Entrambe avevamo voglia di qualcosa che ci appartenesse davvero».
Quel “qualcosa” prende forma durante una cena con la zia Chiara Seravesi che, dopo aver rilevato lo spazio di famiglia, ha aperto La Caparbia: un laboratorio artigianale specializzato nella lavorazione della pecora sambucana, razza autoctona delle montagne cuneesi e presidio Slow Food. Lì sotto, a pochi metri, c’era un locale inutilizzato. Oggi è diventato il bistrot delle due sorelle.
Ortiche Bistrot non è solo un ristorante: è un progetto che intreccia cucina, memoria, agricoltura e paesaggio. Il menu nasce da quello che offre il territorio: salumi prodotti dalla zia, formaggi di piccoli allevatori locali, verdure dell’orto coltivato a pochi metri dal ristorante.
Il risultato è una cucina semplice, stagionale, sincera. Piatti come i cruset con i porri – una pasta tipica simile alle orecchiette – le frittate alle ortiche, o la polenta con farina di Dronero, servita con salsiccia o formaggi locali. Nessun piatto nasce da un’idea astratta, ma dalla disponibilità reale degli ingredienti e dalla relazione con chi li produce.
I prezzi sono volutamente contenuti: taglieri tra i 12 e i 15 euro, primi piatti a 8 euro, la polenta a 10. «Vogliamo rimanere accessibili e coerenti con quello che siamo» dice Irene.
Un’altra scommessa di Ortiche Bistrot riguarda il vino: naturale, piemontese, prodotto in piccole quantità da cantine che raccontano a loro volta storie di ritorno o di resistenza. Come Braccia Rese, a Busca, nati nella casa della bisnonna, o Tenuta Foresto, fondata da un ex giardiniere tornato in Piemonte dopo anni a Londra per dare nuova vita a vecchi filari abbandonati.
Anche qui si punta alla coerenza: qualche bottiglia, una scelta curata, e anche un vino sfuso “naturale e pulito” da accompagnare ai piatti senza formalità.
Ma Ortiche non è solo cucina e vino. Le sorelle Gnudi, vincendo un bando, si sono aggiudicate anche la gestione dell’Ecomuseo della Pastorizia, sempre a Pontebernardo. L’idea è farne un piccolo polo culturale legato alla montagna, alle produzioni resistenti e alla memoria dei luoghi. Un’estensione naturale del bistrot, che vuole essere non solo un ristorante, ma un luogo dove si incrociano storie e si costruiscono relazioni.
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