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17 Luglio 2025 - 10:20
Con l'arrivo dell’estate, in Valle Bormida tornano le limitazioni per l’uso dell’acqua potabile. Le amministrazioni comunali, su indicazione di AMAG, l’azienda multiservizi che gestisce la rete idrica locale, hanno emesso ordinanze che vietano l’utilizzo dell’acqua dell’acquedotto per scopi non strettamente necessari. Stop quindi a lavaggio auto, irrigazione di giardini, riempimento di piscine, lavaggio di piazzali e cortili, e alimentazione di fontane.
Il motivo? Prevenire una crisi idrica che, puntualmente, colpisce il territorio durante i mesi più caldi, soprattutto nelle zone rurali. I consorzi degli acquedotti locali, che servono gruppi di cascine e abitazioni sparse, attingono da piccole sorgenti e, per questo, sono più fragili di quelli che riforniscono le grandi città. In particolare, le case di villeggiatura acquistate da stranieri – spesso dotate di piscine – consumano quantità d’acqua importanti, che finiscono per mettere sotto pressione un sistema già precario.
Secondo Stefano Reggio, sindaco di Bubbio e presidente della Protezione Civile locale, la situazione è al momento meno grave rispetto agli anni scorsi: «Le sorgenti non sono completamente a secco e i consorzi rurali stanno riuscendo a rifornire le utenze. Il problema si presenta soprattutto nella zona tra Cassinasco e Bubbio, dove da oltre due settimane alcune abitazioni si trovano a fare i conti con interruzioni intermittenti nella fornitura di acqua». Il calo di pressione nella rete “Ato”, che serve un’area più ampia collegata alle Alpi Cuneesi, sarebbe invece causato da un aumento della domanda dovuto al picco turistico.
Il disagio più serio riguarda proprio alcune reti idriche locali, dove si sospetta la presenza di bolle d’aria nelle tubazioni, che impediscono all’acqua di raggiungere regolarmente le abitazioni anche quando i serbatoi vengono riempiti. Una riunione tra AMAG, Ato, amministratori locali e consorzi è stata convocata per trovare soluzioni tecniche. Nel frattempo, la Protezione Civile è intervenuta con autobotti e riempimento delle cisterne nelle cascine più isolate. Ma si tratta di una misura emergenziale che non può durare a lungo.
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