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L'accordo

Chivasso punta sull'ambiente: Unical cede i suoi terreni gratuitamente per la rinaturalizzazione

Nel Parco del Sabiuné prenderà vita il primo lotto del progetto Biodiversità, finanziato con 500 mila euro

Chivasso punta sull'ambiente: Unical cede i suoi terreni gratuitamente per la rinaturalizzazione

La foto dell'accordo (Fonte Facebook)

Un sogno verde che per anni sembrava lontano prende finalmente forma. Mercoledì 30 luglio 2025, a Casale Monferrato, è stato siglato l’atto notarile che sancisce il passaggio gratuito di oltre 230 mila metri quadrati dal colosso del cemento Unical (Gruppo Buzzi) al Comune di Chivasso. Un pezzo di storia industriale che lascia spazio a una delle più ambiziose rinaturalizzazioni ambientali del Piemonte.

«Restituiamo alla natura e ai cittadini un territorio segnato dal passato industriale», ha dichiarato il sindaco Claudio Castello, accogliendo il presidente di Unical Paolo Zelano per celebrare una cessione simbolicamente valutata 100 mila euro, ma che ha un valore incalcolabile per l’ambiente e il benessere collettivo.

Un contributo essenziale arriva dalla stessa Unical, che ha demolito a proprie spese edifici e strutture dismesse, liberando 23 ettari nel cuore del Parco del Sabiuné. Qui prenderà vita il primo lotto del progetto Biodiversità, finanziato con 500 mila euro – 50 mila a carico del Comune – attraverso il bando regionale “Implementazione della biodiversità”.

Ma questo è solo l’inizio. L’assessore ai Lavori Pubblici e all’Ambiente Fabrizio Debernardi parla di una trasformazione epocale: il Comune ha già presentato domande per altri tre bandi strategici – Forestazione urbana (2,47 milioni), Infrastrutture verdi (2,19 milioni), Strategie urbane d’area – SUA (1,71 milioni) – per un investimento complessivo che potrebbe superare i 6 milioni di euro.

Il progetto del Sabiuné punta alla rimozione delle specie invasive come bambù e ailanto, alla piantumazione di alberi autoctonipioppi bianchi, salici – e al ripristino delle zone umide, habitat ideali per insetti e fauna minore. Tutto in linea con le direttive del Parco del Po, della Rete Natura 2000 e in collaborazione con MAB Unesco, esperti ambientali e tecnici comunali.

«Non è merito mio né di pochi, ma di chi ha saputo progettare e scegliere bene – sottolinea Debernardi –. Ora abbiamo una direzione chiara e coraggiosa». E quella direzione punta a un parco naturale di 80 ettari, che si estenderà dal ponte sul Po fino al Consorzio Agrario, lungo il corso dell’Orco.

Qui la logica cambia: niente tagli invasivi, alberi lasciati al ciclo naturale, manutenzione minima. L’obiettivo? Rigenerare biodiversità e costruire un rapporto nuovo tra città e ambiente.

La visione è integrata con il nuovo piano regolatore e lo studio dell’ISBe sulle isole di calore. Altro tassello chiave: la deimpermeabilizzazione urbana. Asfalto nero addio in via Ceresa, via Libertini, viale Orti e parte di viale Vittorio Veneto. Al suo posto, materiali drenanti per favorire il deflusso dell’acqua e abbassare la temperatura nelle giornate più torride.

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