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Il caso
03 Agosto 2025 - 10:28
Sono passati 4 anni esatti da quella mattina «mio fratello, intorno alle 7, è uscito di casa, a Buttigliera D’Asti, e non è mai più tornato». Era il 27 luglio 2021 e Emanuel Marino scappava dalla casa dove viveva con la sua famiglia. Da allora sua sorella, Chiara, non si è mai data pace.
«Siamo cresciuti nel Pinerolese. Emanuel negli anni precedenti aveva passato periodi parecchio burrascosi». Oggi 35enne, Marino dieci anni fa venne diagnosticato come schizofrenico paranoide. Una diagnosi che arriva in età adulta e porta con sè momenti di delirio, paranoia e episodi maniacali.
«Emanuel era testardo ma aveva un carattere buono. Frequentava rave e feste, era solito andare via per giorni, poi però tornava sempre a casa. La sua condizione è sicuramente fragile stata aggravata dal consumo di stupefacenti, in quelle nottate di musica.
Aveva le allucinazioni» dice ancora Chiara, che racconta come i mesi prima alla scomparsa del fratello siano stati complicati «lui entrava e usciva da diverse strutture. Nei mesi prima del suo allontanamento aveva dato un taglio a tante cose, aveva smesso di andare ai rave, di prendere sostanze».
Prendeva terapie per la sua patologia e tutto sembrava sotto controllo «mio fratello diceva che voleva ricostruirsi una vita, creare la sua indipendenza, trovare un lavoro che non fosse saltuario come i precedenti che faceva».
Poi quella mattina.
«Se ne và senza fare rumore, portando con sè pochi abiti e il suo cellulare. Mia madre prova a chiamarlo: lui rispondeva, evasivo. Diceva che era in giro. Mia madre ricorda una frase che disse Emanuel, diceva che io sapevo dov’era diretto ma non è vero, non ho mai saputo nulla di più» continua Chiara. «Gli inquirenti iniziano le ricerche nei giorni successivi alla scomparsa. Il cellulare ovviamente spento. Le tracce portavano a Poirino, zona setacciata in lungo e largo. E poi, tra agosto e settembre diverse segnalazioni: chiamate telefoniche da persone che avevano letto del caso e ci riferiscono che Emanuel è a Torino».
Un pomeriggio alla madre di Chiara arriva una telefonata «dicono, all’altro capo del filo, che c’è un ragazzo in strada nella zona di Porta Palazzo». A parlare dall’altro capo del telefono è una signora «e a un certo punto passa il telefono al ragazzo in questione. Che dice a mia madre di non essere Emanuel. Ma mia mamma era certa, invece, si trattasse di mio fratello». A 4 anni da quella mattina, Chiara vuole lanciare un appello a Emanuel: «io e te siamo cresciuti quasi come gemelli, ci passiamo pochi mesi. Per favore dammi tue notizie. Ovunque tu sia, una telefonata e ti verrò a prendere». La mamma di Emanuel si aggiunge a questo appello. «Mia madre è convinta che lui sia vivo. Sta male. E’ convinta che qualcuno lo aiuti: ed è preoccupata che la sua patologia possa peggiorare, senza prendere le medicine. Mio papà soffre molto. Ma non lo dà a vedere. Emanuele, per favore, ricordati di avere una famiglia. Torna a casa».
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