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L'iniziativa

"Il silenzio è mafia": studenti di Nole e Ciriè incontrano l'autista di Falcone, Giuseppe Costanza

Costanza ha ripercorso gli anni di servizio accanto al magistrato e i drammatici momenti della strage in cui morirono Falcone, la moglie Morvillo e tre agenti

"Il silenzio è mafia": studenti di Nole e Ciriè incontrano l'autista di Falcone, Giuseppe Costanza

Nella mattina di lunedì 29 settembre, gli allievi della scuola media di Nole e le classi III C SIA e III ART dell'istituto tecnico Fermi Galilei di Ciriè hanno partecipato, al Nole Forum, alla conferenza "Il silenzio è mafia". L'iniziativa è stata organizzata dal Diccap (Dipartimento Autonomie Locali e Polizie Locali) e dalla Fondazione Giuseppe Costanza, in collaborazione con il comando di polizia municipale di Nole, guidato dal comandante Marco Ortalda.

Gli studenti hanno avuto l'opportunità di ascoltare la toccante testimonianza di Giuseppe Costanza, autista del giudice Giovanni Falcone.

IL RACCONTO DI UN TESTIMONE DELLA STRAGE DI CAPACI
Con grande intensità e partecipazione emotiva, Costanza ha ripercorso non solo gli anni di servizio accanto al magistrato, ma anche i drammatici momenti che hanno preceduto e seguito la strage di Capaci, avvenuta il 23 maggio 1992, in cui persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Sopravvissuto a quell'attentato, oggi Costanza porta la sua testimonianza nelle scuole e nei luoghi di incontro con le nuove generazioni, per diffondere i valori della legalità e della lotta alla mafia.

I ragazzi hanno seguito con grande partecipazione il racconto, che ha alternato momenti di commozione e dolore a ricordi più personali e conviviali della vita accanto a Falcone. Molto significativo è stato anche il confronto finale, durante il quale gli studenti hanno posto domande dirette e profonde, trovando in Costanza un testimone lucido e determinato, pronto a non eludere anche i quesiti più difficili.

La sua esperienza è stata raccolta nel libro "Stato di abbandono", in cui l'autore racconta non solo i fatti della strage, ma anche il percorso umano e professionale segnato dal difficile peso della sopravvivenza.

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