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L'iniziativa

"Com'eri vestita?": dal 29 ottobre a Collegno un'esposizione sulla violenza raccontata dagli abiti delle vittime

L'iniziativa di Amnesty International, con il patrocinio comunale, si inserisce nella rassegna che anticipa la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne

"Com'eri vestita?": dal 29 ottobre a Collegno un'esposizione sulla violenza raccontata dagli abiti delle vittime

Arriva a Collegno "Com'eri vestita?", un percorso espositivo che usa abiti e testimonianze per raccontare storie di donne che hanno subito violenza sessuale. L'obiettivo è chiaro: demolire gli stereotipi e i pregiudizi che ancora circondano questo tema, a partire dalla domanda che dà il titolo alla mostra, una delle più offensive e prive di senso che si possano rivolgere a una vittima.

La mostra è organizzata da Amnesty International, con il patrocinio del Comune di Collegno, e si inserisce nella rassegna promossa dall'amministrazione in vista del 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. L'inaugurazione è fissata per mercoledì 29 ottobre alle 18.00, con ingresso libero.

UN PROGETTO NATO NEGLI STATI UNITI E DIFFUSO IN ITALIA
Il progetto originale risale al 2013 e nasce negli Stati Uniti da un'idea di Jen Brockman e Mary A. Wyandt-Hiebert. In Italia è stato portato grazie al lavoro dell'associazione Libere Sinergie, e oggi viene presentato dal Gruppo Italia 115 di Amnesty International Collegno nell'ambito della campagna #IoLoChiedo, che chiede l'introduzione nella legislazione italiana del principio secondo cui il sesso senza consenso è stupro.

Gli abiti esposti rappresentano il cuore dell'esposizione: sono vestiti comuni, quotidiani, jeans e magliette, abiti da lavoro o da casa, che dimostrano quanto sia priva di fondamento l'idea che esista un collegamento tra l'abbigliamento e la violenza subita. Ogni capo è accompagnato da una testimonianza che restituisce la voce e la dignità a chi ha vissuto quell'esperienza traumatica.

La forza del progetto sta proprio nel rendere visibile l'assurdità di una domanda che troppo spesso viene posta alle vittime, spostando implicitamente su di loro una responsabilità che non gli appartiene. L'esposizione mette in discussione la cultura dello stupro e i meccanismi di colpevolizzazione che ancora permeano la società, offrendo uno strumento di riflessione potente e accessibile a tutti.

La mostra sarà aperta gratuitamente al pubblico dalle 15.30 alle 18.30 e, per le scuole secondarie di secondo grado sono previste visite dedicate dalle 9.00 alle 12.00, su prenotazione. 

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