L’onda lunga dei contagi di inizio marzo e lo strascico dei ricoveri, raddoppiati a cavallo delle ultime due settimane, stanno portando gli ospedali vicini al collasso. E con 549 terapie intensive che già contano 510 pazienti di cui 315 con il Covid, viene da chiedersi che fine abbiano fatto i 774 posti previsti alla fine dello scorso anno: 327 strutturali, 287 di emergenza e 160 acquistati da Scr. Una gara, quest’ultima, per realizzare 20 moduli da otto posti letto negli ospedali per 21 milioni di euro. Posti che alcune Asl avrebbero attivato e altre no. In Piemonte il 50% dei posti letto già dedicati solo al Covid è pieno e nei giorni passati a sentire la maggiore pressione sono stati i pronto soccorso, soprattutto a Torino, dove dall’autunno sono chiuse le emergenze al Martini. San Giovanni Bosco, Maria Vittoria e Mauriziano, in particolare, ne stanno pagando lo scotto. Non a caso il Dirmei da lunedì ha dato disposizione al 118 di dirottare le urgenze alle Molinette. Fermando l’attività chirurgica e ambulatoriale non urgente, già una settimana prima in tutte le Asl. Non che il “cuore” della Città della Salute e della Scienza navighi in acque migliori, visto i reparti dedicati ai pazienti già in cura per il Coronavirus passano da cinque a sette, senza dimenticare che solo ieri è stato scoperto un focolaio di almeno sei contagiati in Chirurgia Generale.
Un focolaio alle Molinette Il quadro sembra peggiorare di giorno in giorno e lunedì ai direttori di dipartimento è stato chiesto di accelerare le dimissioni delle persone che erano in condizioni di poter lasciare i reparti. Alle Molinette assisteranno solo più pazienti infetti anche l’Anestesia che diventerà una Rianimazione Covid, ma anche la Medicina interna universitaria e l’Otorinolaringoiatria, oltre a un ulteriore reparto di Medicina uno di Oncologia. Trasferimenti e chiusure anche per la “week surgery” e Chirurgia che saranno dedicati alle altre patologie, mentre l’oculistica sarà spostata nell’area di degenza di Chirurgia plastica e ricostruttiva. E intanto comincia a rallentare anche l’attività garantita, con un sovraccarico di richieste per cui il Cup faticherebbe a trovare posti disponibili anche in caso di urgenze e esami non procrastinabili. L’effetto si registra anche in provincia dove sono state sospese le attività ambulatoriali a Santena Carmagnola e Carignano, mentre a Nichelino, Moncalieri e negli ospedali della Asl To5 prosegue l’attività vaccinale insieme con l’erogazione delle prestazioni già prenotate. Moncalieri e Chieri saranno operativi solo con la chirurgia di emergenza, mentre a Candiolo è stata attivata una convenzione per garantire gli interventi oncologici.
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«Va riaperto il Valentino» La conferma di un forte affaticamento del sistema ospedaliero è arrivata anche da PalazzoLascaris, dove l’assessore alla Sanità, Luigi Icardi, ha esposto il quadro epidemiologico. Dall’opposizione è arrivata a gran voce la richiesta di aprire l’ospedale da campo del Valentino, già in «preallerta» da giorni. «Dovrà chiederlo il Dirmei» ha fatto sapere Icardi. «Occorre portare a termine il prima possibile le realizzazioni previste dal piano Arcuri e dalla Regione, oltre a rendere operativo il Valentino - commenta il consigliere del Pd, Daniele Valle -. Anche per evitare che le riconversioni degli altri spazi, secondo il modello d’emergenza nelle altre fasi, possa rallentare ulteriormente l’attività».
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