I numeri sono confortanti e la tendenza che emerge dai dati divulgati dal bollettino dell’Unità di crisi della Regione, sembra indicare l’uscita dalla Pandemia in pochi mesi. Benché questi numeri siano superiori a quelli rilevati lo scorso anno nello stesso periodo, gli esperti sottolineano, però, che a distanza di 12 mesi, «c’è un’arma decisiva in più: il vaccino». Il secondo elemento riguarda il paragone diretto tra i due dati (2020/2021): «Se non vi fosse stato il vaccino - sottolinea l’infettivologo Fabio Restivo -, oggi vi sarebbero ben più casi di Covid, di decessi e di ricoveri nelle terapie intensive».
Oggi, spiegano dall’Unità di crisi di corso Marche, i contagi riguardano per quasi l’80% le persone non vaccinate. Percentuale che sale al 90 per i ricoveri in terapia intensiva, per scendere all’85% per i decessi. Ma si sottolinea anche che le vittime di Covid nel segmento delle persone vaccinate, sono pazienti molto anziani, affetti da gravi patologie e, spesso, già ospedalizzati. Rispetto ai contagi, quel numero indicato dal fisico matematico dell’Università di Torino, Alessandro Ferretti, di 300 unità, come confine per la nostra regione, tra un’infezione circoscritta e tracciabile, e una pandemia fuori controllo, nei mesi di agosto e settembre, non è mai stato superato, se non in poche occasioni.
«Se i numeri in Piemonte restano questi - aggiunge Restivo -, andiamo verso una lenta uscita dal tunnel e nel nuovo anno potremmo dire di aver sconfitto il Covid». Un auspicio espresso, però, al condizionale, perché vi sono alcune variabili. La prima riguarda le vaccinazioni il cui primo ciclo deve essere concluso in tempi brevi, prima dell’arrivo dell’influenza di stagione. La seconda è sempre relativa al siero, ma alla terza dose che dovrà essere somministrata per tempo per prolungare l’immunizzazione dei piemontesi.
Sul piano sociale, i comportamenti virtuosi continuano ad essere dirimenti: dall’uso della mascherina al distanziamento. Prudenza, dunque, prima di consentire capienze eccessive (almeno nei prossimi tre mesi) a cinema, teatri, manifestazioni sportive. Infine, c’è il problema dei trasporti. «Non quelli a lunga percorrenza dove i protocolli sono rigorosi, ma nel trasporto locale». Non a caso le criticità riscontrate in queste ultime settimane riguardano il trasporto pendolare e scolastico (specie quello nella provincia di Torino) dove le corse aggiuntive sono state poche e gli studenti continuano a viaggiare ammassati.
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C’è poi la scuola che impone norme severe in tutti gli istituti: dall’uso della mascherina anche per gli studenti vaccinati, al divieto della ricreazione fuori dalla classe. Regolamenti che, però, non sempre ottengono il risultato sperato, tant’è che il numero di studenti in quarantena è in forte crescita e ha superato le 2mila unità, mentre quello del contagio in ambito scolastico, è sparito come voce dai bollettini della Regione e resta un enigma. E se è vero che per la Ue nell’ultima settimana Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia, insieme con la Danimarca sono stati i più virtuosi, è altrettanto vero che le prospettive si fondano su analisi che non contemplano la sempre possibile comparsa di nuove e più pericolose varianti del virus. E questa è la vera variabile.
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