Ieri l’
Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 397 nuovi casi di
Covid. Gli asintomatici sono 221 (55,7%). I ricoverati in terapia intensiva sono stati 24 (+1 rispetto al giorno precedente), mentre quelli in area medica sono 242 (- 1 rispetto a giovedì). Le persone attualmente in isolamento domiciliare sono 5.287. Sono stati comunicati sei decessi a causa di coronavirsus e il totale dei morti in
Piemonte dall’inizio della pandemia sale a 11.849. Sempre nella giornata di ieri sono stati dichiarati clinicamente guariti da
Covid, 140 pazienti.
Dati sostanzialmente stabili, come quelli piemontesi, come i numeri delle altre regioni, anche se si evidenzia una curva verso l’alto. Per la prossima settimana, l’
Italia intera rimarrà in zona bianca, ma cosa accadrà dopo, allo stato dei fatti è difficile prevederlo. «Emerge - spiega l’infettivologo genovese
Matteo Bassetti - che il combinato dpi-distanziamentoc e vaccinazione, ha funzionato». Alla vigilia della quarta ondata, preoccupano sostanzialmente due cose: la fascia di popolazione non vaccinata di circa il 20% e coloro che, per svariate ragioni, non si sottoporranno alla terza dose.
I conti si faranno tra due tre mesi. Intanto il punto partenza vede sul piano nazionale (i dati sono aggiornati all’11 novembre e sono stati diffusi dal ministro della salute e dalla
Protezione Civile), un’incidenza di contagio su sette giorni per 100mila abitanti 78 punti, l’occupazione di posti letto in area medica per
Covid al 6,1% e l’occupazione dei posti letto di pazienti
Covid nelle terapie intensive, al 4,4%.
Per ciò che riguarda le regioni, quella che si trova nella peggiore posizione è il
Friuli Venezia Giulia con 233 casi settimanali su 100mila abitanti e il 10,9% di posti occupati in terapia intensiva e sotto soglia soltanto l’area medica con il 9,9%. Se l’evoluzione della curva verso l’alto non si fermerà nei prossimi giorni, il
Friuli rischia di andare in giallo prima di
Natale. Allo stato dei fatti, soltanto
Basilicata, Puglia, Sardegna e Molise sono sotto i 50 casi.
Rischiano, invece, oltre il
Friuli Venezia Giulia, anche la
Calabria e le
Marche: tutte e tre sono a un passo dalla zona gialla. Queste ultime hanno 88,1 casi, il 10% dei posti occupati in terapia intensiva, il 7,2% in area medica. «A preoccupare - spiegano al
ministero della Salute - è la risalita veloce della curva epidemica in tutto il Paese. La scorsa settimana l’incidenza nazionale era pari a 53, ora è a 78. La media di occupazione dei posti in ospedale rimane ancora molto sotto soglia ma è importante frenare la corsa del virus».
Molto critica la situazione della P
rovincia autonoma di Bolzano con 316,3 casi e il 13,6% di posti occupati in area medi se resistono le terapie intensive che sono al 6,3%. La
Lombardia ha 56,8 casi settimanali, il 6,4% di posti occupati in area medica e il 2,9% in terapia intensiva. Il
Lazio a 89,7 casi, l’8,3% di area medica. Il
Veneto ha 115,3 casi, l’
Emilia-Romagna 87,7 e la
Sicilia 66,6, la
Toscana 71,9. La norma in vigore decreta il passaggio da zona bianca a zona gialla con l’incidenza settimanale oltre 50 casi, il 10% dei posti occupati in terapia intensiva e il 15% in area medica.
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Infine, per ciò che riguarda il
Piemonte, un’eventuale zona gialla appare ancora lontana e potrebbe essere scongiurata grazie alla crescita del numero di vaccinati, comprese le terze dosi. Ad oggi l’incidenza è di 58,9, i posti letto occupati in area medica per
Covid sono al 4,2% e al 3,7% nelle terapie intensive (per l’80% nonvaccinati). «Per la terza settimana consecutiva - dichiara
Nino Cartabellotta, presidente
Gimbe - si conferma un incremento dei nuovi casi settimanali e una media giornaliera più che raddoppiata in meno di un mese, da 2.456 il 15 ottobre a 5.870 il 9 novembre».