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28 Dicembre 2021 - 07:09
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Li hanno chiamati gli “esodati” del Green pass. Milioni di italiani che, con il taglio da 9 a sei mesi deciso dal governo, rischiano di rimanere senza certificato nonostante non siano No Vax. Un problema serio, che costringe le Regioni a una corsa al vaccino difficilissima. Non tanto per mancanza di dosi (le scorte, al momento, ci sono), quanto per la mancanza di personale chiamato a inocularle, che difficilmente si potrà dirottare dagli ospedali, sempre più sotto pressione. Qualcuno arriverà dagli ambulatori, ma sarà inevitabile ridurre le prestazioni.
In Piemonte, gli appuntamenti da rimodulare per assicurare una terza dose in tempo affinché non scada il certificato sono oltre 375mila. E vanno aggiunti alle 700mila terze dosi già programmate, oltre alle 200mila seconde dosi già previste.
Un lavoro enorme, che richiederà sforzi immani. Senza che al momento si possa avere la certezza che alla fine tutto riuscirà a quadrare. Le nostre Asl continueranno a fare, come hanno sempre fatto, il possibile. Ma è inevitabile che si debba fare i conti con qualche effetto collaterale delle misure introdotte con l’ultimo decreto. Ieri, ad esempio, si sono registrate lunghe code all’hub vaccinale del Lingotto.
Tutta “colpa” della visita di Figliuolo in via Gorizia, che ha dirottato molti pazienti al centro vaccini di fronte a Eataly. «Sono passato dopo tre ore - dice Luca - nonostante la prenotazione. Ci ho messo un’ora solo per arrivare a compilare il modulo, visto che non lo distribuivano». «E’ ridicolo, quando ho fatto le altre dosi in via Artom era filato tutto liscio», sbuffa Annamaria, in coda da più di due ore. A un certo punto, gli accessi diretti sono stati chiusi e aperti sono rimasti solamente quelli per i prenotati. Sarà la Regione, in ogni caso, a informare delle modifiche di appuntamento per i vaccini.
Con un sistema che però andrà aggiornato, visto che ieri una lettrice ci ha inviato l’sms ricevuto in mattinata con cui la si informava della scadenza del green pass ad aprile, calcolata però ancora con la vecchia durata di 9 mesi. Il sistema, evidentemente, andrà aggiornato. E servirà uno sforzo anche per far sì che il tracciamento non sfugga di mano, come invece pare stia accadendo in qualche caso.
Alcune persone finite in quarantena, infatti, nonostante il tampone negativo, sarebbero ancora bloccate in casa, perché non hanno ancora ricevuto (come avrebbero dovuto) il via libera dalla Asl.
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