l'editoriale
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11 Gennaio 2022 - 07:47
Non passa giorno in alcun ospedale senza una conversione di reparto, l’accantonamento di altri posti letto e la richiesta di trasferimento o di dimissione dei pazienti meno gravi. Non a caso la Regione rinnoverà, oggi, l’accordo con le strutture sanitarie private e religiose rappresentate dall’Aris e dall’Aiop per la disponibilità di alcune centinaia di posti letto oltre che di servizi ambulatoriali per l’assistenza dei pazienti. Cinquecento, almeno. Su questo numero si è chiuso confronto, ieri, a margine della riunione settimanale del Dirmei con l’assessore alla Sanità, Luigi Icardi. Di degenze ne potrebbero servire anche duecento in più in Piemonte, per riuscire ad alleviare l’affanno del sistema sanitario, già alle prese con un importante picco di ricoveri. Altri 121 nelle ultime ventiquattro ore. Con un andamento costante da settimane e oltre cento pazienti al giorno, il totale è arrivato a 1.985 di cui 140 nelle rianimazioni. Ieri i nuovi contagiati sono stati 8.571 di cui l’82% asintomatici e oltre 142mila persone sono finite in isolamento. Tredici i morti.
«IL VIRUS CONFONDE» Se le terapie intensive sono andate oltre il livello di guardia da qualche giorno, anche i reparti di medicina ordinaria dove i pazienti sono 1.845 cominciano a subire gli effetti di una quarta ondata anomala e diversa dalle altre, caratterizzata dalla presenza del vaccino. Se le terapie intensive si riempiono di non vaccinati all’80% in media, la medicina a bassa e media intensità dove ieri sono entrati altri 120 malati paga lo scotto dei contagi tra i vaccinati che, al pronto soccorso, arrivano sì con il tampone positivo, ma devono essere curati per altre patologie. Ragione per cui, anche aumentando settimanalmente la disponibilità ad accoglierne, la gestione ordinaria rischia l’affanno. «Sta capitando sempre più spesso che nei reparti Covid arrivino dei positivi, seppur vaccinati, ma che curiamo per altre patologie perché nonostante il contagio non sviluppano la malattia» spiega il primario del San Giovanni Bosco, Sergio Livigni. Chi, invece, sfida la morte in intensiva arriva nella quasi totalità senza protezione. «Fa rabbia pensare che, nonostante il vaccino, siamo arrivati al 50% del rischio di morte in rianimazione con il Covid - aggiunge Livigni -. Prima della pandemia si arrivava al massimo al 13%».
I NUOVI FARMACI Mentre i medici di famiglia sembrano precipitare nel caos tra visite domiciliari che si accumulano, quarantene richieste di tamponi, al punto da mandare in sovraccarico ancora una volta il sistema informatico, negli ospedali si punta anche sulle nuove terapie a disposizione per la quarta ondata. molto più alto rispetto alle ondate passate, sta registrando un livello di ospedalizzazione notevolmente più contenuto. Secondo l’Aifa il Piemonte risulta al secondo posto delle Regioni per l’uso degli anticorpi monoclonali. Nella settimana dal 29 dicembre al 4 gennaio ci sono state 475 richieste di prescrizioni, un numero inferiore solo al Lazio che ha avuto 561 richieste. In totale, dall'inizio del monitoraggio ad oggi il Piemonte ha inviato 2.130 richieste di prescrizioni. Le oltre 700 confezioni di Molnupiravir arrivate in Piemonte, invece, saranno somministrate a domicilio e prescritte ai maggiorenni ritenuti più a rischio di sviluppare una malattia grave.
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