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L’aurora verde su Marte: Perseverance cattura uno spettacolo mai visto

Per la prima volta un’aurora marziana è stata osservata nello spettro visibile e dalla superficie del pianeta rosso

L’aurora verde su Marte: Perseverance cattura uno spettacolo mai visto

Per la prima volta nella storia dell’esplorazione spaziale, un’aurora è stata osservata dalla superficie di un pianeta che non sia la Terra. E non è un’aurora qualunque: si tratta di una luce verde che ha illuminato il cielo marziano e che è stata immortalata dalle “camere” di Perseverance, il rover della Nasa impegnato dal 2021 nell’esplorazione di Marte.

Lo storico evento è stato descritto in dettaglio in uno studio pubblicato su Science Advances, che segna un nuovo passo nella comprensione dell’interazione tra vento solare e atmosfera marziana. “Questa entusiasmante scoperta apre nuove possibilità di ricerca sulle aurore e conferma che potrebbero essere visibili ai futuri astronauti su Marte”, spiega Elise Knutsen, ricercatrice dell’Università di Oslo e prima autrice dello studio.

Le aurore si formano quando particelle cariche espulse dal Sole interagiscono con l’atmosfera di un pianeta, generando bagliori luminosi. Sulla Terra, il fenomeno è guidato dal campo magnetico globale, che canalizza le particelle verso i poli. Il colore più comune è il verde, dovuto all’eccitazione degli atomi di ossigeno che emettono luce alla lunghezza d’onda di 557,7 nanometri. Ma Marte è diverso: non ha un campo magnetico globale, bensì regioni localizzate con magnetismo residuo. Per questo le aurore marziane hanno caratteristiche più irregolari e, finora, erano state osservate solo nello spettro dell’ultravioletto e mai dalla superficie.

Per verificare se l’aurora verde potesse manifestarsi anche su Marte, il team di Knutsen ha calcolato l’orientamento ottimale per gli strumenti a bordo del rover, come lo spettrometro SuperCam e la fotocamera Mastcam-Z. L’occasione perfetta è arrivata a marzo 2024, durante il picco del ciclo solare, quando l’attività solare è massima e le espulsioni di massa coronale aumentano. “Questo è stato un fantastico esempio di coordinamento tra missioni”, ha dichiarato Shannon Curry, responsabile scientifico della missione Maven. “Abbiamo lavorato insieme per facilitare questa osservazione e siamo entusiasti di aver dato una sbirciatina a ciò che un giorno potrebbero vedere anche gli astronauti su Marte”.

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