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Missioni spaziali

Marte come “assicurazione sulla vita”? Musk ci crede, la scienza molto meno

Il CEO di SpaceX rilancia il sogno della colonizzazione marziana per salvare l’umanità dall’estinzione

Marte come “assicurazione sulla vita”? Musk ci crede, la scienza molto meno

Nel corso di un’intervista andata in onda su Fox News, il miliardario Elon Musk ha ribadito una delle sue convinzioni più iconiche: “Marte rappresenta un’assicurazione sulla vita per la vita collettiva”. Secondo il CEO di SpaceX e Tesla, e attuale responsabile del Dipartimento per l’efficienza governativa (DOGE) nell’amministrazione Trump, il destino della Terra è segnato: il Sole, gradualmente espandendosi, renderà il nostro pianeta inabitabile e, infine, lo incenerirà. L’idea di Musk è tanto ambiziosa quanto familiare: fare dell’umanità una civiltà multipianetaria. I primi passi in questa direzione, secondo quanto dichiarato dallo stesso Musk su X (ex Twitter), potrebbero concretizzarsi già entro il 2026 con il lancio di un robot Optimus a bordo della navicella Starship e – se tutto andrà secondo i piani – con l’invio dei primi esseri umani su Marte già nel 2029. Ma quanto c’è di vero in tutto questo?

È vero che il Sole, tra circa 5 miliardi di anni, si trasformerà in una gigante rossa che potrebbe inglobare Mercurio, Venere e forse anche la Terra. Molto prima, già tra un miliardo di anni, l’aumento della luminosità solare potrebbe rendere la Terra invivibile, facendo evaporare gli oceani e distruggendo l’atmosfera. Ma si tratta comunque di prospettive lontanissime nel tempo, incompatibili con il senso d’urgenza suggerito da Musk.

Anche supponendo che volare su Marte sia tecnicamente realizzabile – sfida ancora tutta da vincere – restano enormi ostacoli alla sopravvivenza umana. Le radiazioni cosmiche, la microgravità e la quasi totale assenza di atmosfera rendono il Pianeta Rosso un ambiente mortale. La pressione è solo l’1% di quella terrestre e ciò significa che, senza protezioni, i liquidi corporei bollirebbero tra i 10 e i 20 gradi Celsius. Le temperature toccano i –125 °C e le tempeste di polvere possono oscurare il cielo per settimane. Sopravvivere richiederebbe vivere in rifugi sotterranei o in città sotto cupole pressurizzate, vulnerabili a ogni minima falla strutturale. Inoltre, i viaggi spaziali prolungati causano danni gravissimi agli astronauti: perdita di massa ossea, disturbi visivi, problemi intestinali e renali. Uno studio recente suggerisce che, anche se tornasse vivo, un astronauta da Marte potrebbe aver bisogno della dialisi per il resto della sua vita.

Musk sostiene che l’obiettivo non sia “piantare bandiere”, ma costruire una colonia autosufficiente che possa resistere anche senza rifornimenti terrestri. Tuttavia, i costi stratosferici, la complessità tecnologica e l’estrema ostilità ambientale rendono quest’idea più vicina alla fantascienza che a una prospettiva concreta. Basti pensare che, a oggi, atterrare senza danni neppure sulla Luna è ancora una sfida per sonde automatizzate all’avanguardia. E se anche Marte fosse conquistato, non è detto che sarebbe al sicuro per sempre. Infine, uno studio ha dimostrato che nane bianche – lo stato finale del nostro Sole – possono distruggere anche pianeti distanti come lo è Marte.

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