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20 Marzo 2021 - 08:51
Sembrerebbe quasi un ritorno alla normalità. Il teatro che riapre, il sipario che si alza, gli attori che recitano sul palco. Manca solo il pubblico. E allora il nuovo spettacolo della stagione 2021 del Teatro Baretti, diretto da Rosa Mogliasso, “Un tram che si chiama desiderio” di Tennessee Williams, andrà on line, in streaming, gratuitamente. Lo farà domani a partire dalle ore 20 sul sito del Cineteatro Baretti e sui suoi canali social (è possibile fare una donazione acquistando un biglietto virtuale su Satispay per “CineTeatro Baretti”, con Paypal o carte di debito e credito https://www.paypal.com/donate/, con bonifico su iban IT15U050180100000 0011350667).
«Un classico teatrale che rappresenta sicuramente una sfida “pericolosa” - dicono dal teatro di San Salvario -, una scelta dettata dal desiderio di sottolineare i temi che incredibilmente, a quasi ottanta anni di distanza, sono ancora attuali». La regia dell’opera del primo drammaturgo americano che mise in scena i desideri sessuali delle donne, in questo caso di Blanche, e tratteggiò un personaggio maschile, quello di Stanley Kowalski, come oggetto del desiderio del pubblico, è affidata a Giulio Maria Cavallini, un trascorso da film maker e video maker.
«Ma questo è uno spettacolo puramente di teatro - assicura il regista -. l’ho costruito pensando di avere davanti il pubblico, gli attori sono microfonati, l’unica connotazione tecnologica è l’impianto di dolby surround che dà un effetto sonoro immersivo». Per il resto Giulio si è mantenuto fedele al testo del drammaturgo americano. «Non l’ho alterato - è ancora il regista -, ho però dovuto tagliare qualcosa, perché lo spettacolo era stato concepito per Broadway, che aveva degli impianti produttivi giganteschi, cosa impensabile da proporre qui. Ho contenuto la durata a 2 ore e mezza e ho rimosso i riferimenti a cose che non potevamo mettere in scena. È stata un’operazione complicata».
Anche il cast è stato ridotto a soli quattro personaggi cui prestano voce e corpo Olivia Manescalchi, Riccardo Livermore, Federica Dordei e Marcello Spinetta. Per gli altri ci sono solo le voci. Nel ruolo di Kowalski, ruolo che nel film di Elia Kazan del 1951 fu di Marlon Brando, è Riccardo Livermore. «La difficoltà nell’interpretarlo è proprio quella di staccarsi dall’immagine di Brando - spiega il figlio del regista Davide Livermore -. È un personaggio affascinante, diabolico, che fa cose terribili, un personaggio in cui emerge un fattore di rivalsa, visto che lui era un polacco nato nel sud dell’America. Una rivalsa che in un certo senso mi appartiene, perché porto un cognome importante e devo far fronte alle aspettative che hanno su di me».
E poi c’è Blanche, interpretata da Olivia Manescalchi, personaggio in cui rivive Rose, la sorella del drammaturgo, vittima di una società che l’ha etichettata come pazza anziché prendersene cura. «Blanche mi sta già mancando, è stata un’esperienza meravigliosa - confida Olivia - , è tra le figure più importanti della letteratura teatrale, non capita a tutte di farlo. È un ruolo faticoso, complicato, che non si finisce mai di “finirlo”, c’è sempre da lavorarci sopra. Spero di portarlo al più presto davanti al pubblico in presenza».
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