l'editoriale
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09 Maggio 2021 - 07:48
I primi curiosi arrivano intorno alle 11 in zona piazza Castello, se il tampone è negativo come da regolamento allora può cominciare la festa. In una calda, ma nemmeno troppo, giornata di maggio Torino si riscopre viva. Il centro è di nuovo pieno di famiglie, tutti con mascherina e sufficientemente distanziati per tenere a bada quel nemico invisibile - il Covid - che per oltre un anno ci ha tolto tutto. Anche la gioia di assistere ai grandi eventi. Come la 104esima edizione del Giro d’Italia, con quei nove chilometri da piazza Castello a corso Moncalieri che per molti hanno rappresentato una benedizione. «Siamo arrivati presto per evitare il traffico ma non abbiamo fatto il tampone. Mi sembra tutto molto ben organizzato» racconta Giuseppe Lantano, con il papà Riccardo e altri amici.
Il badge per il pass, con tampone, si fa al “Quartiere Tappa”, all’Arsenale della Pace in via Andreis. E solo chi entra nel recinto di piazza Castello, con il pass, deve mostrare la sua negatività. Per tutti gli altri c’è una sorta di “liberi tutti”. Ma anche per chi rimane dietro le quinte lo spettacolo è assicurato. «Sono arrivato in bici con tutta la famiglia da Mirafiori - racconta Gilberto De Petris -. È una grande emozione per noi poter vedere il giro passare dal centro di Torino». In via Galileo, alle porte del Valentino, c’è persino chi prova a prendere il sole per ingannare l’attesa. I più fortunati hanno la possibilità di assistere alla partenza, alle 14, in totale sicurezza. «In piazza Castello non c’è troppa gente - esclama Michela Fabbro, con il figlio Luca -. Nessun assembramento, siamo tranquilli».
In mezzo alla festa, però, non manca qualche voce fuori dal coro. Strade chiuse e bus deviati hanno creato qualche grattacapo. Anche ai residenti. «I cordoni di sicurezza in piazza Vittorio - spiega Sofia Agosto, con le amiche Gaia e Claudia in giro in centro -, ci hanno bloccato e non siamo riuscite a tornare a casa, a pranzare con la famiglia. Abbiamo aspettato oltre un’ora». E poi un particolare che agli amanti del ciclismo non poteva passare inosservato: le condizioni delle strade, spesso costrette a fare i conti con pavimentazioni groviera o rattoppi dell’ultimo minuto. Federico Da Re, grande appassionato di ciclismo, ha fatto il tampone per assistere alla partenza e per tifare per lo sport: «C’è un grande imbarazzo per le buche enormi nelle strade - contesta Federico -. I ciclisti rischiano di perdere tempo, o peggio, di cadere». Ma alla fine a vincere sono i sorrisi e la voglia di spensieratezza, che davvero mancavano a Torino. Con un intermezzo inaspettato: la protesta di una ventina di cittadini colombiani contro il governo di Iván Duque. Già costato 24 morti. Ma questa è un’altra storia.
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