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I ragazzi d'oro delle Olimpiadi: dal 'torinese' Busà alla 4x100

tortu jacobs

L’Italia vola nel medagliere alle Olimpiadi di Tokyo 2020 e stabilisce un record. Con i tre ori conquistati ieri, il numero di podi è salito a quota 38, superando i 36 ottenuti a Los Angeles 1932 e a Roma 1960. Le vittorie sono 10 e cinque vengono dall’atletica leggera (erano stati al massimo tre a Mosca 1980 e a Los Angeles 1984), Le ultime due sono stati i trionfi di Antonella Palmisano nella 20 km di marcia, la stessa specialità che 24 ore prima aveva incoronato Massimo Stano, e della staffetta 4x100, con Lorenzo Patta, l’eroe della gara individuale Marcell Jacobs, Eseosa Desalu e Filippo Tortu. Anche l’esordiente karate ha lanciato un acuto favoloso e, dopo l’argento di Viviana Bottaro nel kata, c’è stata l’impresa di Luigi Busà, nella categoria 75 kg del kumite.

Il quartetto della velocità ha tagliato il traguardo con lo spaziale primato italiano di 37”50, mettendosi alle spalle di un centesimo la Gran Bretagna e di venti il Canada. Secondo crono di sempre in Europa e quinto di tutti i tempi al mondo. «Prima di entrare in pista - ha raccontato Jacobs - ci siamo guardati negli occhi e abbiamo capito che potevamo fare qualcosa d’incredibile. Ci abbiamo creduto, è qualcosa di fantastico. Tokyo mi sta regalando tantissimo, per me è il secondo oro, chi se lo sarebbe mai aspettato». Euforico anche Tortu, l’ultimo staffettista: «Quando sono partito ho visto che il britannico era a fianco. Ho pensato solo a stare rilassato. All’arrivo ho chiesto ai compagni se fosse tutto vero, che avessimo vinto noi. Poi quando ho visto Italia sul tabellone, il tempo non l’ho nemmeno guardato. È stratosferico, ma non mi interessa».

Palmisano, pugliese di Mottola, era già stata bronzo mondiale nel 2017 a Londra ed europeo nel 2018 a Berlino e quarta ai Giochi di Rio 2016. A Sapporo ha fatto Bingo, festeggiando nel modo più eclatante i 30 anni compiuti proprio ieri. «Sono entusiasta - ha affermato - di quello che ho fatto. Negli ultimi 5 km ho sentito tanta energia dentro, ho portato con me tutte le persone care che mi davano forza, avevo la pelle d’oca. Si è realizzato il sogno della mia carriera di atleta. Negli ultimi mesi, ho pianto tanto. Era quasi impensabile che potessi fare l’impresa quest’oggi, ho avuto problemi fisici all’anca, sono stata ferma a lungo e temevo di dover rinunciare».

Al Nippon Budokan ha scritto la storia anche Busà, 33enne siciliano di Avola, con all’attivo due titoli mondiali e cinque europei, che nel girone all’italiana di qualificazioni ha rischiato e, scampato il pericolo, è andato fino in fondo, prevalendo in finale per 1-0 sull’azero Rafael Aghayev, cinque volte iridato. «Non ci sto capendo niente - ha dichiarato - è stata una cosa incredibile. E non solo per me, ma per tutto il karate italiano, per lo staff tecnico, che è stato importantissimo, e per tutti quelli che mi sono stati accanto. È stato un anno difficilissimo, sono felice veramente». Grande festa anche a Torino, essendo Busà studente della Suism UniTo ed essendo seguito in Nazionale da Savio Loria.

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