Tutti in campo, o forse no. La serie A è ripiombata nel caos totale per colpa del Covid, la situazione è in continuo divenire ed è tutto tranne che chiara. Perché il nuovo protocollo obbligherebbe le squadre a scendere in campo se hanno a disposizione 13 giocatori (12 pedine di movimento, un portiere) nati fino al 2003, ma in questo caso si andrebbe contro gli eventuali blocchi da parte delle Asl. Come è successo a Torino, Bologna, Udinese e Salernitana, impossibilitate a sfidare rispettivamente Atalanta, Inter, Fiorentina e Venezia.
«Abbiamo viaggiato fino in Campania sostenendo costi importanti e rischiando per la salute dei nostri tesserati, vogliamo che venga omologato il 3-0 a tavolino» ha tuonato Duncan Niederauer, presidente del club lagunare. E poi c’è l’episodio che può fare giurisprudenza: il Napoli ha schierato il difensore Amir Rrahmani e i centrocampisti Piotr Zielinski e Stanislav Lobotka, ufficialmente in quarantena per l’Asl ma in campo per sfidare la Juventus nel posticipo di giovedì sera all’Allianz Stadium.
Sul tema, sembra impossibile che la società bianconera possa ottenere un eventuale 3-0 a tavolino, al massimo i tre calciatori subiranno un’ammenda pecuniaria per non aver rispettato le regole imposte dall’azienda sanitaria locale. La situazione resta di totale incertezza, anche perché il prossimo passo verrà fatto soltanto mercoledì prossimo. È in programma un incontro tra Governo, Regioni e Lega, come confermato dagli uffici di via Rosellini nella nota diramata ieri.
«La Lega Serie A auspica inoltre che nella riunione governativa di mercoledì prossimo si possano individuare in modo chiaro degli strumenti di coordinamento delle Asl territoriali per assicurare una gestione uniforme delle situazioni da covid-19 nelle squadre» si leggeva nel comunicato ufficiale. In ogni caso, si «ribadisce con fermezza la fiducia di poter proseguire lo svolgimento delle proprie competizioni (Serie A TIM, Coppa Italia Frecciarossa, Supercoppa Frecciarossa) come da programma».
Intanto, però, la vicenda è arrivata fino al Governo, con Mario Draghi che è già sceso in campo. Secondo alcune indiscrezioni, ci sarebbe stata una telefonata tra il Premier e Gabriele Gravina per valutare la situazione: l’intenzione sarebbe quella di fermare il campionato per due settimane e, sullo sfondo, c’è il ritorno degli stadi a porte chiuse. Una soluzione, però, che non convince la Lega, anche perché altrimenti si entrerebbe nel tourbillon di trovare date per gli eventuali recuperi, che già adesso è un’impresa ardua.
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Atalanta-Torino, per esempio, avrebbe soltanto il 19 gennaio come giorno per disputare la sfida, perché se i bergamaschi dovessero andare avanti nelle loro avventure in coppa Italia e in Europa League sarebbero già terminati gli slot. Nel frattempo, restano a forte rischio le partite in programma domenica tra Torino e Fiorentina, Cagliari e Bologna, Udinese e Atalanta e, infine, Verona e Salernitana. Sicuramente, un’altra giornata di serie A dimezzata per il Covid creerebbe ulteriori problemi e polemiche, oltre a una classifica che rimarrebbe in bilico e con tanti asterischi per diverse settimane. A 24 ore dalla 21esima giornata, è il caos più totale.
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