l'editoriale
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01 Settembre 2022 - 00:57
Dusan Vlahovic (Depositphotos)
Sarà la Juventus di Leandro Paredes, che è arrivato a Torino in prestito gratuito (a giugno la Juve deciderà se riscattarlo o meno) con moglie e figli, poi si è subito fatto vedere allo Stadium. Ma è già la Juve di Vlahovic e Miretti che ancora una volta hanno risolto il caso Spezia ed evitato nuovi mal di pancia ad Allegri. Massimo risultato con uno sforzo relativo e con un gioco che ancora stenta a decollare anche se per la prima mezz’ora è stata una Juventus propositiva e capace di impostare la gara su ritmi alti. La pennellata mancina di Vlahovic, stessa distanza e stesso risultato chirurgico già visto sabato scorso con la Roma, ha incanalato in fretta la gara senza che i liguri fossero capaci di mostrare segni di vita. Ma è durata poco, anche meno di quello che avevamo visto quattro giorni prima. Le corsie esterne funzionano ad intermittenza, senza creare mai superiorità numerica e senza che la mediana (in verità molto più centrata del solito) sia in grado di quegli inserimenti che in casa bianconera mancano da anni. E il lancio lungo su Vlahovic sta diventano un’abitudine pervicace, un vizio assolutamente incomprensibile. Non che ci sia poca fiducia nel ragazzo, anzi. Ma è che così tocca a lui cantare e portare troppo spesso la croce, non arrivando lucido nei sedici metri che contano.
Allegri le prova tutte, cambiando in fretta nella ripresa gli uomini larghi, quelli che dovrebbero ispirare il serbo e invece si perdono. Almeno c’è il primo gol di Milik con la sua nuova maglia, che serve per il morale. Stancamente così arriva la fine di una partita complessivamente brutta ma fondamentale per tenere il passo delle altre e per pensare con ottimismo al doppio esame con la Fiorentina (sabato prossimo) e il Psg. Nessuna delle due trasferte è decisiva in questa fase della stagione. Ma per una Juve che continua a rimanere un cantiere aperto sarà anche ora di dare risposte e non porre sempre domande.
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