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I PRIMI PASSI DI IBRAHIMOVIC

Risse, gol e locali: Zlatan diventa
Ibra negli anni della Juventus

Le amicizie, la casa in centro, i ristoranti preferiti e le discoteche dello svedese sotto la Mole

Risse, gol e locali: Zlatan diventaIbra negli anni della Juventus

Il 22enne Ibrahimovic muove i primi passi in Italia con la maglia della Juventus

Seimilaottocentosessantotto minuti giocati in 92 presenze, di cui 80 da titolare. Ventotto sostituzioni, due espulsioni. Ventisei gol fatti (due partendo dalla panchina), di cui dodici decisivi, da tre punti. Non tutti lo ricordano, visto che sembrano passati secoli, ma l’avventura di Zlatan Ibrahimovic in Italia è cominciata alla Juventus, alla corte della Vecchia Signora nel 2004. I numeri sopra sono quelli che spiegano i due anni dello svedese in bianconero, prima che Calciopoli, nel 2006 interrompesse in anticipo il suo legame con la Vecchia Signora.
Primi passi
In principio era semplicemente Zlatan, al suo sbarco alla Juventus - soffiato alla Roma da Lucianone Moggi con una manovra spericolata delle sue - è diventato Ibra. Un giocatore diverso da quello che ha salutato il calcio giocato domenica sera a San Siro a 41 anni, martoriato dai continui infortuni. «È arrivato il momento di dire ciao al calcio», l’annuncio in lacrime dello svedese. Dicevamo, un calciatore diverso. Soprattutto un giovane dal grande potenziale che andava però allenato, convogliato, svezzato. Alla Juventus ci pensò un allenatore dal pugno di ferro come don Fabio Capello, uno che ha lasciato il segno nella vita calcistica di Ibrahimovic. «Venne da noi - ha raccontato in più di un’occasione di Pieris - e incominciai a lavorare con lui. Lavorai molto perché non sapeva calciare bene e non sapeva giocare di testa. All’inizio non viveva per il gol. Quando hai un talento ci si mette poco a migliorare, e infatti lui in fretta migliorò i punti deboli. Ma soprattutto capì quella cosa che non aveva dentro, cioè di andare davanti la porta». «Allora - è solito raccontare Capello - un giorno mi feci preparare una cassetta con tutti i gol di Van Basten, lo chiamai nel mio ufficio e gli dissi di vedere quella cassetta. Lui ha messo in atto questa cosa diventando assistman e goleador».


Luciano Moggi insieme a Zlatan Ibrahimovic

La vita torinese
L’ultima immagine di Ibrahimovic alla Juventus non coincide però con un’esultanza a uno dei suoi ventisei gol segnati. Lo svedese, infatti, lasciò Vinovo ai tempi di Calciopoli sgommando con la sua Porsche arancione, in fuga verso Milano, sponda nerazzurra. Non proprio un ricordo positivo per i tifosi bianconeri che in un paio di anni Ibra aveva già conquistato a suon di gol ma che da quella volta non l’hanno più perdonato. Il 22enne svedese, fuori dal campo, faceva coppia con il centrocampista ghanese Stephen Appiah. Di Ibra, uno che non è mai passato inosservato, si ricordano le serate “danzanti” trascorse al “Matilde” al Valentino («amava le serate hip hop», raccontano i testimoni del tempo) e quelle “dance” al "Pick Up". Ibra aveva scelto il centro cittadino per vivere: lo svedese aveva casa nella centralissima piazza Castello. Uno dei suoi ristoranti preferiti era “La Lampara”, locale della centralissima via Andrea Doria, da sempre frequentato da calciatori e dirigenti sia bianconeri sia granata. Non proprio positivi sono alcuni ricordi dei compagni di squadra di allora. Per informazioni chiedere a Zebina, con cui Ibra venne alle mani durante un allenamento e poi a Vieira. La Juventus lo ha salutato via social: «All the BesTZ»; «Ti auguriamo tutto il meglio». Anche Luciano Moggi, suo mentore fin dai tempi in cui da Amsterdam lo portò sotto la Mole, ha voluto rendergli omaggio via social: «Sei stato un grande #Campione - ha scritto l’ex direttore generale della Juventus - e mancherai molto al #calcio. Ti aspetto nelle vesti di allenatore».

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