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LA STORIA

Favola Buongiorno: da Santa Rita all'azzurro, l'anno magico dentro e fuori dal campo

Il difensore si è preso il Toro e la Nazionale, ha conquistato il cuore di Margherita e si è anche laureato

Alessandro Buongiorno

Il difensore del Torino, Alessandro Buongiorno

E’ cominciato tutto da Santa Rita, un quartiere che storicamente è a forti tinte granata. Lì nacque Alessandro Buongiorno, da lì ha iniziato a giocare nel Toro e anche a fare il raccattapalle sognando un giorno di calcare quel prato dello stadio Olimpico Grande Torino. E se c’è una stagione da incorniciare, per il classe 1999 è proprio quella che si è appena conclusa. Per il giovane granata il sipario è calato da pochissimo, con un’apparizione in azzurro che ormai non se l’aspettava più. Era già in vacanza in Spagna quando ha ricevuto la chiamata del ct Roberto Mancini: il 1999 del Toro doveva correre a sostituire l’influenzato Bastoni e andare a completare il reparto arretrato degli azzurri. L’esordio contro l’Olanda dal primo minuto ha rappresentato un altro step della sua crescita: «Per lui non era facile, ma è stato molto bravo» i complimenti arrivati direttamente da Mancini.

Ora finalmente ha potuto riprendere le vacanze e sta raggiungendo la bella Margherita, l’altra grande vittoria di Buongiorno. «Mi ha supportato nel mio percorso di studi, ora tocca a me starle vicino perché le manca solo la tesi per concludere il suo percorso a giurisprudenza» racconta il difensore sulla sua dolce metà. Già, perchè oltre alle vittorie nel calcio e in amore, Buongiorno ha anche ottenuto un enorme riconoscimento personale: lo scorso 9 febbraio diventava dottore in economia aziendale. «Sono contentissimo e orgoglioso, sto cercando di capire come proseguire» la soddisfazione del ventiquattrenne che ora si appresta a cominciare la magistrale. Manco a dirlo, da vero cuore granata qual è, la tesi discussa era titolata “Marketing emozionale nel calcio: l'esempio del Torino Fc”.

Una sorta di seconda pelle, un rapporto diventato ancora più stretto con l’ultimo 4 maggio vissuto da protagonista. «A Superga mi tremavano le gambe, conosco i nomi degli Invincibili da quando ero piccolo perché mio nonno me ne ha sempre parlato» il retroscena del centrale. E per il tecnico Juric ha tutte le caratteristiche per diventare una “bandiera”: «Se c’è un intoccabile è proprio Ale, lui simboleggia il Toro» le parole dell’allenatore. Il suo contratto è in scadenza 2025, ma in via Arcivescovado si pensa già al prolungamento: «Ne stiamo parlando, credo nelle bandiere» ha ammesso lo stesso Buongiorno. E anche questa sarebbe un’altra vittoria: dichiarare amore eterno in un calcio come quello di oggi sarebbe un successo impagabile e imparagonabile.

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