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L'ex campione paralimpico
05 Gennaio 2024 - 15:20
Nella mattina di venerdì, l'ex paratleta Oscar Pistorius è stato rilasciato sulla parola dopo aver trascorso quasi 11 anni dietro le sbarre di una prigione sudafricana, quella di Atteridgeville, a pochi chilometri dalla capitale Pretoria. La sua condanna risale al 2013, quando sparò più volte attraverso una porta, uccidendo la sua fidanzata Reeva Steenkamp. La notizia del suo rilascio ha scatenato un acceso dibattito sulla giustizia e sulla durata delle pene.
Il rilascio è avvenuto in base alle leggi sudafricane che permettono a tutti i detenuti di essere considerati per la libertà condizionale dopo aver scontato almeno la metà della loro pena. Pistorius ha scontato più della metà della sua condanna di 13 anni e cinque mesi.
Il dramma del 2013

Il tragico episodio risale al 2013 quando Pistorius sparò attraverso la porta di un bagno, uccidendo la modella e avvocato Reeva Steenkamp. L'atleta sostenne di averla scambiata per un ladro, ma la corte lo condannò per omicidio nel 2015, ribaltando una precedente sentenza di omicidio colposo.
Perché Pistorius aveva subito ammesso l'omicidio, pur con la giustificazione del terrore dei ladri: sentendo rumori in casa, si era nascosto in bagno e aveva sparato attraverso la porta, quattro colpi di pistola che non avevano lasciato scampo alla modella 29enne. Per questo era stato arrestato e rilasciato, poi condannato per l'omicidio colposo e il porto abusivo d'arma. Fino al ribaltamento della sentenza. Il processo fu particolare, perché l'accusa sostenne la volontarietà del delitto in seguito a un violento litigio. Pistorius, sostenne prove particolari in aula, compresa quella di camminare sui moncherini, senza le sue protesi, per chiarire le dinamiche della tragica notte. Ed era arrivata la condanna a 13 anni.

Già nel 2008, Pistorius era stato arrestato con l'accusa di aggressione: una ragazza, forse ubriaca, aveva preso a calci la porta di casa di Oscar, ferendosi e aveva accusato l'atleta. Il quale era stato poi liberato dopo una notte in cella.
Condizioni rigide
Pistorius, ora 37enne, dovrà rispettare condizioni rigorose durante il periodo di libertà condizionale. Queste includono il confinamento a casa durante determinate ore, il divieto di consumare alcolici e l'obbligo di sottoporsi a terapia per affrontare questioni legate alla violenza di genere e all'ira. Non potrà nemmeno parlare con i media.

Nonostante il rilascio, quindi, Pistorius vivrà sotto stretto controllo delle autorità fino al termine della sua condanna nel 2029. Il mondo segue con attenzione il suo ritorno alla vita dopo la prigione. La storia di Oscar Pistorius aveva scosso il mondo già nel 2013, quando il "blade runner" con le protesi alle gambe - che a detta di alcuni addirittura lo avrebbero agevolato rispetto a un atleta non amputato - fece la transizione dalle Olimpiadi Paralimpiche alle Olimpiadi standard.
Le gambe gli furono amputate a neppure un anno di età, a causa di una grave malformazione alla nascita. Nonostante ciò, fin da ragazzo, a scuola, si dedicò allo sport, soprattutto rugby e pallanuoto, prima di dedicarsi solo all'atletica leggera, l'ambito in cui avrebbe stupito il mondo. Lui, difatti, è l'unico atleta paralimpico ad aver vinto una medaglia (d'argento) tra i normodotati.
Una medaglia che si unisce alle 6 d'oro e un'altra d'argento - più due ai Campionati africani - e una di bronzo alle Paralimpiadi, assieme a quattro record mondiali sui 100 metri, i 200, i 400 e la staffetta. La sua tragica caduta ha ora sollevato nuovamente domande sulla giustizia e sulla sua vita futura fuori dalla prigione.
Reazioni della famiglia Steenkamp:
La madre di Reeva Steenkamp, June, ha dichiarato di accettare la decisione della commissione per la libertà sulla parola, ma ha sollevato importanti domande sulla giustizia. Ha affermato che la sua famiglia sta "scontando una condanna a vita" e che nessuna pena potrà mai riportare indietro la loro amata figlia.
Dunque mentre Pistorius inizia questa nuova fase della sua vita, la famiglia di Reeva Steenkamp si concentra sulla Fondazione Reeva Rebecca Steenkamp, cercando di mantenere viva la memoria della loro amata figlia attraverso opere benefiche e attività volte a combattere la violenza di genere.
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