Lamine Yamal, il gioiello 17enne del Barcellona, nella semifinale d’andata di Champions League contro l’Inter (3-3 al Camp Nou) ha messo in scena uno spettacolo degno di un illusionista: dribbling fulminei, avversari saltati con naturalezza disarmante e un gol da stropicciarsi gli occhi. A far discutere – più ancora dei suoi tocchi magici – è stata la misteriosa scomparsa della fasciatura alla mano, presente nel primo tempo e svanita all’intervallo.
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In una sfida già ad alta tensione sportiva, la polemica è stata alimentata da Niko Mihic, ex capo dello staff medico del Real Madrid, che in un’intervista a Marca ha insinuato pesanti dubbi sui bendaggi misteriosi indossati da diversi calciatori del Barça:
«Qualsiasi medico sa che se si vuole un accesso venoso più facile, questo è nelle mani e nei polsi», ha dichiarato, aggiungendo con ironia tagliente: «Forse giocano troppo a calcio balilla o hanno la tendinite».
Parole che, dietro un’apparente ironia, lasciano filtrare accuse gravi e nemmeno troppo velate. Accuse che richiamano sinistramente i sospetti degli anni d’oro del Barcellona di Guardiola, quando i blaugrana dominavano in Europa e dal fronte madridista si insinuavano dubbi mai dimostrati sulla legittimità di quelle prestazioni straordinarie.
Yamal non è l’unico con il polso fasciato: lo stesso dettaglio è stato notato anche su altri compagni come Raphinha, Gavi, De Jong e in passato Lewandowski. Ma è il giovane talento catalano, protagonista assoluto contro l’Inter, ad attirare i riflettori – e le malelingue.
A spegnere le fiamme, però, ci ha provato Antoni Mora, esperto traumatologo intervistato sempre da Marca:
«Il primo giorno indossi la benda per un infortunio, poi diventa scaramanzia. Se giochi bene, continui a portarla. È una moda, tutto qui». Parole che cercano di ridimensionare l’allarme, ma che non bastano a zittire chi a Madrid vede in ogni benda un potenziale indizio, più che una coincidenza.
Se Mihic, da vero madridista, provoca i blaugrana strizzando l'occhiolino alle accuse di doping, non ricorda, o meglio, non vuole ricordare, che Karim Benzema trascinò il suo Real alla vittoria della Champions nel 2022 proprio con una mano fasciata, portandosi anche a casa il Pallone d'Oro, quindi insomma le accuse avanzate dell'ex componente della casablanca sembrano essere esclusivamente indirizzate a colpire il Barcellona e la sua grande stagione.
In mezzo alle illazioni e alle allusioni, resta una certezza: il talento mostruoso di Yamal. Quello sì che è un "doping" naturale. A soli 17 anni, il giovane del Barça è già in grado di prendersi una semifinale di Champions sulle spalle, di mandare in tilt le difese e – a quanto pare – anche i nervi della concorrenza. Perché, in fondo, ogni generazione calcistica ha i suoi fenomeni. E ogni fenomeno ha chi, non riuscendo a fermarlo in campo, prova a colpirlo fuori.