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Italia-Israele a settembre, cresce il fronte del “no”: appello per l’esclusione di Tel Aviv dalle competizioni internazionali

Petizioni, pressioni politiche e sindaci contrari: la sfida di qualificazione Mondiale diventa terreno di scontro tra Pd e governo

Italia-Israele a settembre, cresce il fronte del “no”: appello per l’esclusione di Tel Aviv dalle competizioni internazionali

La doppia sfida di qualificazione ai Mondiali 2026 tra Italia e Israele – in programma l’8 settembre e il 15 ottobre 2025 a Udine – si è trasformata in un caso politico nazionale. Da settimane, un’ampia mobilitazione chiede che il match non si disputi: in prima fila 44 parlamentari del Partito Democratico, l’Associazione Italiana Allenatori di Calcio (Aiac) e numerosi intellettuali, impegnati in una campagna per ottenere la sospensione di Israele da tutte le competizioni sportive internazionali, in risposta alla guerra nella Striscia di Gaza.

A guidare l’iniziativa è il deputato dem Mauro Berruto, ex ct della Nazionale di volley, che ha presentato un appello a Coni, Figc, Cio, Uefa e Fifa per chiedere l’esclusione del Paese mediorientale, citando precedenti storici come l’allontanamento della Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Una posizione sostenuta anche da una petizione online promossa da Laura Boldrini, oltre che dal presidente Aiac Renzo Ulivieri, secondo il quale negare a Israele la partecipazione sarebbe “un gesto necessario e morale”.

Il caso è esploso dopo il rifiuto del Comune di Bari a ospitare la gara, con il sindaco Vito Leccese che ha definito “non gradita” la Nazionale israeliana. La partita è quindi stata ricollocata a Udine, dove già nel 2024 si erano registrate manifestazioni di protesta e ingenti misure di sicurezza.

Dal governo è arrivata una chiusura netta. Il ministro dello Sport Andrea Abodi ha respinto il paragone con la situazione russa sostenendo che Israele “è stato aggredito”, mentre Forza Italia avverte: “Mescolare sport e geopolitica esaspera i toni”.

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