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PALLAVOLO
11 Settembre 2025 - 18:30
Yasmina Akrari premiata con la medaglia d'oro (foto Fipav)
A 32 anni Yasmina Akrari, nata a Torino da mamma italiana e papà marocchino, ha vissuto l’esperienza più inebriante della sua carriera, conquistando la medaglia d’oro ai Campionati Mondiali in Thailandia. Un traguardo che la centrale della Wash4Green Monviso Volley ha raggiunto con impegno e passione fino all’ultimo centimetro.
Buongiorno Yasmina, com’è stato l’avvicinamento al Mondiale?
«Pieno d’incertezze. Quando ad aprile sono uscite le convocazioni della lista lunga, io non c’ero. Quando sono stata presa in considerazione, nell’ultimo allenamento prima delle finals di Volleyball Nations League in Polonia mi sono scavigliata e ho passato due settimane a recuperare dall’infortunio. Fino alla fine fra le centrali siamo rimaste in ballottaggio in cinque e una sarebbe stata esclusa. In realtà solo al momento dell’atterraggio in Thailandia mi sono resa conto veramente di essere al Mondiale».
Un sogno diventato realtà?
«Assolutamente sì e a maggior ragione dopo averlo anche vinto. La semifinale contro il Brasile, che l’Italia non aveva mai battuto in una rassegna iridata, rimarrà indimenticabile, una montagna russa di emozioni, come anche la finale con la Turchia».
Com’è stato entrare in un gruppo già formato?
«Avrebbe potuto non essere facile e, invece, mi sono sentita subito accolta e parte della squadra. Ho un ricordo meraviglioso di tutte le ragazze, abbiamo riso un sacco e ci siamo divertite».
Cosa le ha lasciato questa esperienza?
«La consapevolezza di aver fatto parte di un team che ha scritto la storia del nostro sport. Ne sono orgogliosa».
Tutta la gioia in campo della torinese (foto Fipav)
Il prossimo anno le sue compagne di reparto e titolari Danesi e Fahr si prenderanno un periodo di riposo, pensa che il suo sogno possa continuare?
«Ritengo di no, perché immagino che saranno privilegiati i talenti giovani da far crescere. Se poi ci sarà bisogno di me, risponderò presente».
Nel corso della sua carriera ha scelto di rimanere vicino a casa, giocando a Settimo Torinese, Chieri e ora a Pinerolo. Lo rifarebbe?
«Certamente, come sportiva ho sempre voluto essere fedele a me stessa e questa medaglia mi conferma che fare le cose a modo proprio e con i propri tempi funziona. Ho preferito restare vicina alla famiglia e ai miei amici e dare alla mia vita la stessa priorità che riconoscevo alla pallavolo».
Qual è stato il suo percorso di studio?
«Mi sono diplomata al Liceo Linguistico e ho iniziato Lingue all’Università, lasciandole dopo un anno. Ora ho finalmente capito che mi interessano l’attività fisica e uno stile di vita sano delle persone comuni. Sto seguendo un corso per personal trainer e vorrei cominciarne uno per diventare insegnante di yoga».
Cosa sta facendo in questi giorni?
«Mi sto riposando, a casa e regalandomi delle belle passeggiate con la mia cagnolina Arya, una Shiba Inu di otto anni. La prossima settimana mi aggregherò alle compagne in palestra».
Com’è la vostra squadra di quest’anno?
«Abbiamo delle ottime individualità e, se riusciremo a creare un gioco che esalti le capacità di ognuna, potremo dar fastidio a molti».
Come trascorre il tempo libero?
«Appena posso, con il mio fidanzato Alessandro e Arya andiamo a fare delle escursioni in montagna».
Le piacciono altri sport?
«Quasi tutti, calcio a parte. Sono una grande appassionata, prima ancora che un’atleta».
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