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Se "dopo il mio omicidio" non riesco a riconoscermi è perché mia figlia piange sempre?

Il sorprendente romanzo di Katie Williams, un mistery apparentemente distopico fra serial killer e sfruttamento del corpo femminile

Se "dopo il mio omicidio" non riesco a riconoscermi è perché mia figlia piange sempre?

Quella domanda arriva un po’ in sordina: cosa ricordi? A Lou, giovane mamma, chiedono cosa ricordi della sua nascita, ma in realtà quello che vogliono sapere tutti è cosa ricordi della sua morte. E la nascita, a dirla tutta, è la seconda. Curiosità morbosa che rende Lou centro di gravità di una festa cui è invitata, «la prima dal mio omicidio». Perché Lou è stata uccisa: un assassino l’ha afferrata alle spalle mentre correva, le ha strattonato la coda dei capelli per piegarle la testa all’indietro e poi le ha tagliato la gola. Ma Lou è viva, è stata riportata indietro.

«Ero nel mio corpo. Ero il mio corpo. Ero viva» dice Lou. «Ero stata uccisa, ma adesso ero viva. Volevo fare tutto, qualsiasi cosa. Volevo mangiare fino a grattare il fondo della scodella con il cucchiaio. Volevo sentire il solletico dell’aria sul collo. Volevo ridere e scopare e sturare lo scarico della vasca. Volevo sentire il velo di quei collant sulla pelle delle gambe». È viva, ma forse non è più lei, anzi l’hanno avvisata: lei è sempre lei, ma non è più “quella” lei, quella è stata uccisa.

“Il mio omicidio” (Bollati e Boringhieri, 18 euro, traduzione di Costanza Prinetti), di Katie Williams, fresco di stampa, è un mistery che potrebbe essere inscritto direttamente nella categoria dei distopici, ma nella realtà c’è ben poco di futuribile e distante in questo mondo che viene narrato. È una storia di rinascita, di dubbi, è una indagine che parte dalla vittima “resuscitata”, su di sé però.

Perché dell’omicidio sappiamo già tutto, sappiamo di un serial killer di nome Edward Early che aveva già ucciso quattro donne prima di Lou. Sappiamo che una apposita commissione ha deciso di far rivivere Lou tramite un processo di clonazione delle cellule. E sappiamo che tutte le vittime di Early sono state trovate senza le scarpe, lasciate allineate di fianco, come se dovessero indossarle per andarsene, per scappare.

E anche Lou stava per andarsene: nel suo armadio c’è una sacca con dentro passaporto, dei soldi, pochi vestiti, una qualche forma di dolore. Nessuno ha mai saputo, nessuno dovrà saperlo. Ma lei? Ascolta il pianto di Nova, la sua bimba, che piangeva pochissimo prima del suo omicidio, e si pone quel drammatico interrogativo: come ho potuto pensare di lasciarla? Lou, però, oggi non è la medesima donna. O le è ancora?

Un romanzo condotto come un thriller psicologico, dove dobbiamo leggerci la tensione interiore di una persona. Un mistery, come si è detto. Oppure una grande allegoria mascherata da uno scenario futuribile per raccontare un presente indicibile, una sofferenza di donna, di madre, di ribellione a un corpo come mero oggetto vivente, squarciato dalla lama di un serial killer, la cui maschera è però quella della riprovazione della società e di un meccanismo di controllo superiore.

IL MIO OMICIDIO

Katie Williams

Bollati Boringhieri

18 euro

traduzione di Costanza Prinetti

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