Cerca

Teatro dell'Opera

Il Regio punta al glamour e impone l'abito da sera

Sarà “La Juive” (l’ebrea) a inaugurare il 21 settembre la stagione del palcoscenico di piazza Castello. Si tratta di uno dei 10 titoli più importanti a livello internazionale

“La Juive”

“La Juive” (l’ebrea) la gran opera del Regio

Il foyer addobbato e profumato, il red carpet, il brindisi, gli omaggi e il pubblico delle grandi occasioni. Un pubblico elegantissimo atteso per la prima de “La Juive” (l’ebrea): è previsto il dress code black tie, ossia, abito lungo per lei, smoking per lui. Sarà, insomma, un’inaugurazione glamour quella di giovedì 21 settembre al Teatro Regio di Torino, che apre la stagione d’opera e di balletto 2023-2024 con il grand opéra in cinque atti di Jacques Fromental Halévy, su libretto di Eugène Scribe.


Si tratta di un nuovo allestimento del Regio, firmato da Stefano Poda, presentato in lingua originale francese e con l’Orchestra e il Coro del Regio diretti da Daniel Oren (main sponsor della prima Intesa Sanpaolo).
«È un avvenimento storico - sottolinea il sovrintendente Mathieu Jouvin -. Quest’opera mancava da un secolo e mezzo a Torino, dato che era stata rappresentata al Regio nel 1885. Vorremmo che a Torino ci siano cose che non si vedono da altre parti». E non è un caso che su una nota piattaforma francese della lirica, “Musique & Opera 23-24”, “La Juive” made in Regio sia indicata tra le dieci produzioni da non perdere in questa stagione in Europa.


Ambientata agli inizi del ‘400 durante il Concilio di Costanza, La Juive racconta dell’ebreo Eléazar e della figlia Rachel, da lui adottata, innamorata del giovane Samuel, in realtà il principe Léopold, un cristiano. Una storia di amori, vendette, persecuzioni e dove la dimensione politico- religiosa coesiste don la dimensione intima. Una storia lunga quattro ore. «Ma non fatevi spaventare - rassicura il direttore artistico del Regio Cristiano Sandri - , non ve ne accorgerete. È molto coinvolgente. Era già stata apprezzatissima ai suoi tempi, tanto che a Torino era andata in scena due volte. Tra i suoi estimatori c’era stato anche Richard Wagner».


«Perché è un grand opera francese che si fa pochissimo ed è straordinariamente bella. Perché c’è un cast pazzesco. Perché ha una storia che ti lascia incollato alla sedia per tutto il tempo». Sono le tre buone ragioni per cui il pubblico si innamorerà de La Juive, secondo il soprano Mariangela Sicilia, nel ruolo del titolo, coprotagonista con Gregory Kunde che vestirà i panni di Eléazar (del cast fanno parte anche Riccardo Zanellato, Martina Russomanno, Ioan Hotea, Gordon Bintner; il Coro è istruito da Ulisse Trabacchin). E l’allestimento spettacolare firmato da Poda dovrebbe fare il resto. «Sapendo che avremmo collaborato con Poda - è ancora Jouvin -, ho cercato un titolo che potesse avere uno stile degno delle grandi produzioni di Hollywood, com’è lo stile di Poda». Un allestimento atemporale, simbolico, evocativo, altro non è dato sapere, per l’inizio di quella che Jouvin definisce «la stagione di rilancio del teatro» .

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.