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Orrore al Torino Underground Festival

Il film con il neonato violentato nel cinema della parrocchia: è bufera social

Scatta la polemica sull'inaugurazione del 22 settembre con "A serbian Film": "E' disgustoso", uno dei tanti commenti sul web

A serbian film

"A serbian film", la pellicola vietatissima approda a Torino

Prende il via tra le polemiche venerdì 22 settembre al cineteatro Baretti la decima edizione del Torino Underground Cinefest, diretto da Mauro Russo Rouge e da sempre incentrato sul cinema meno visto, più libero, di certo non in linea con le regole del mercato.

Quest'anno ospite d'onore della prima giornata è il regista Srdan Spasojevic che presenta al pubblico la sua controversa film del 2010 “A serbian film”. Vietato in molti Paesi e mai uscito ufficialmente in Italia, è un lavoro che fin dalla sua uscita ha generato forti polemiche in particolare per una scena di violenza sessuale su un neonato.

"A serbian film" è stato bandito in numerose nazioni in Europa e nel mondo, e ha subito censure ovunque: a Torino è stata anche criticata la scelta di farlo vedere in un cinema parrocchiale come il Baretti, seppur all'interno di un festival indipendente.

La storia è quella di un'anziana pornostar che per mantenere la sua famiglia accetta di girare un film in cui, a sua insaputa, si trattano temi di pedofilia e necrofilia.

C'è un limite a tutto”, “Mi chiedo come possa essere legale la proiezione di questo schifo”, “Un film ripugnante, da arresto il regista”: sono solo alcuni dei commenti apparsi sulle pagine social del festival al momento dell'annuncio.

Ma, come spesso capita, le posizioni sono varie: i biglietti per questa sera sono andati tutti subito esauriti ed è stata quindi organizzata una replica (entrambe alla presenza del regista) per domani sera alle 22,30, per cui resta ancora qualche posto disponibile (info su tucfest.com). 

Interpellato in merito, il direttore artistico del festival spiega la sua posizione: «E' un film controverso che sarà sempre oggetto di discussione. Ricorre al trauma visivo per destabilizzare, affermano in molti. Il protagonista si muove all'interno di uno scenario di orrori, alcune scene sono forti e terrificanti, ma probabilmente c'è una giustificazione dietro tutto ciò. Come ha affermato più volte lo stesso Spasojevic, il film è una metafora sulla guerra. Sono contento di avere il regista a Torino perché avremo modo di capirne di più. O magari no. Concludo dicendo che accettiamo le critiche di questi giorni ma condanniamo chi fomenta. E sui nostri social nei giorni scorsi si è verificato di tutto. Ma va bene così. Andiamo avanti».

Anche il Baretti, che ospita l'evento, ha voluto commentare la levata di scudi popolare di questi ultimi giorni: «Il Cineteatro Baretti, pur appoggiando la libertà di espressione di ogni artista e operatore culturale, si dissocia dal contenuto del film che non rispecchia i valori che l'Associazione Baretti da oltre 20 promuove e diffonde. Nel rispetto della direzione artistica del Festival che viene ospitato ormai da anni nella sala di via Baretti e della libertà di espressione, l'Associazione ha scelto di non censurare alcun contenuto ma nel rispetto della nostra storia e del nostro pubblico affezionato crediamo sia importante sottolineare l'estraneità a questa scelta».

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