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Fondazione Accorsi Ometto
09 Ottobre 2023 - 17:32
Il "Concerto" di Casorati, tra i quadri più ammirati
Se non fosse stato per lei, per Rossana Bossaglia, il “Novecento italiano” non sarebbe stato riscoperto. Se non fosse stato per questa storica dell’arte di Belluno, che, «pur essendo socialista - spiega Nicoletta Colombo - nel ‘79 con la sua pubblicazione, “Novecento italiano”, appunto, sdoganò l’arte del Ventennio, grandi artisti come Sironi, Fillia, Funi, Tosi, Carrà, sarebbero rimasti “oscurati”».
Dell’arte negli anni Venti del secolo scorso parla ora la mostra “Da Casorati a Sironi ai Nuovi Futuristi. Torino-Milano 1920-1930. Pittura tra Classico e Avanguardia”. Curata da Nicoletta Colombo e Giuliana Godio, la rassegna si inaugura oggi al Museo Accorsi-Ometto di Torino. Quei dieci anni di fervore artistico, con una differenza iniziale tra una Milano all’epoca già avanguardista e una Torino più “sopita” sull’Ottocento, sono raccontati attraverso 70 opere, provenienti da musei, fondazioni, collezioni private e archivi.
A Felice Casorati è dedicata la prima delle quattro sezioni della mostra con una serie di opere storiche. A partire da “Le uova sul cassettone” del 1920, seguita da un autentico capolavoro del Novecento, il bellissimo “Concerto”, appartenente alla collezione Rai, un’opera che fu esposta alla Biennale di Venezia del 1924, insieme ai due ritratti della famiglia di Riccardo Gualino, dipinti da Casorati nel ‘22 e ’23 - anche questi presenti nel percorso espositivo- e che decretarono il successo internazionale dell’artista. E ancora del maestro novarese le opere “Beethoven”, prestito del Mart di Rovereto, “La donna e l’armatura”, “Maschere”, “Donna al mare”, bozzetto per “Primavera”. Da Casorati si passa ai suoi allievi, a “I sei di Torino”, ovvero, Jessie Boswell, Gigi Chessa, Nicola Galante, Carlo Levi, Francesco Menzio, Enrico Paulucci, e altri come Daphne Maugham o Luigi Spazzapan.
Del Nuovo Futurismo, o Secondo Futurismo, quello nato con l’Italia capofila nel campo dell’aeronautica, tratta, invece, la terza sezione che riserva anche uno spazio a Giacomo Balla, esponente di spicco del Futurismo italiano e figura di riferimento per i secondi futuristi. Recentemente ristrutturata ed adibita a spazio espositivo, l’ultima e ampia sala del museo accoglie i dipinti storici della prima fase milanese del “Novecento”, riunita intorno alla figura di Margherita Sarfatti. Si va da Mario Sironi, con le sue “Periferie” e le possenti figure del “Contadino” e dell’“Ingegnere” che sembrano quasi scolpite nel legno, ad Achille Funi, a Fillia, ad Arturo Tosi.
La mostra nel Museo di Arti Decorative di via Po rimarrà allestita fino all’11 febbraio 2024 e lascerà poi lo spazio ad un’altra grande rassegna, come anticipa Luca Mana, direttore del museo Accorsi Ometto: «Sarà sulla Costa Azzurra».
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