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Promotrice delle belle arti
23 Novembre 2023 - 17:13
La Monna Lisa esposta alla Promotrice delle Belle Arti
È ancora più bella di quella del Louvre, è più giovane di una decina d’anni, ha più sfumature e più tonalità di colore. Dipinta su tela, ritratta senza gioielli e di nero vestita - perché la seta nera all’inizio del Cinquecento era simbolo di ricchezza e lei, del resto, era la moglie di un mercante di sete - la Monna Lisa di Isleworth (dal nome della cittadina inglese dove viveva il mercante Hugh Blaker che l’acquistò nel 1914), la prima Gioconda che Leonardo dipinse, è da ieri a Torino esposta alla Promotrice delle Belle Arti nella mostra prodotta da Sm.Art e WeAreBeside e curata dalla Mona Lisa Foundation (rimarrà visibile al pubblico fino al 26 maggio). Che questa sia proprio un’opera del genio di Vinci è assodato «al di là di ogni ragionevole dubbio» afferma Salvatore Lorusso, professore ordinario dell’Università di Bologna, autore del libro “Is the Louvre Mona Lisa Leonardo’s second version?”.
E se non bastassero 35 anni di studi sull’opera - è stata sottoposta a più test ed esami scientifici di ogni altro quadro nella storia, tra indagini alla luce ultravioletta, alla luminescenza infrarossa, riflettografia infrarossa, datazione al carbonio 14 e altro ancora -, se non bastasse il documento di Heidelberg scoperto nel 2005 in cui Agostino Vespucci datava l’inizio della lavorazione al 1503; se non bastasse la testimonianza del Vasari, il primo storico dell’arte, che descriveva l’opera e indicava in 4 anni il periodo della lavorazione (mentre la Gioconda del Louvre sarebbe stata realizzata dopo il 1508), forse potrebbe bastare quel disegno del giovane Raffaello, che, nel 1504, studiando le opere di Leonardo, ritrasse una Monna Lisa affiancata da due colonne, proprio come nella prima Monna Lisa, senza lo sfondo delle montagne come la Gioconda del Louvre.
«E questa potrebbe essere la prova più convincente» afferma Joel Feldman, segretario generale della Mona Lisa Foundation. Ma la storia di questo dipinto è molto più lunga e appassionante e la si può conoscere seguendo il percorso espositivo multimediale e interattivo della mostra che si snoda attraverso otto gallerie e che culmina nella teca illuminata al cui interno si trova il capolavoro. Per i non vedenti, poi, è stata realizzata una doppia immagine in 3Dche consentirà di accedere ai volti delle due Gioconde. L’incasso di ogni primo martedì del mese verrà devoluto alla Fondazione Santo Versace.
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