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TORINO FILM FESTIVAL

Il regista premio Oscar Oliver Stone ospite d'onore al Tff: da JFK a Putin, una masterclass tra cinema e impegno sociale

Il regista statunitense ha parlato del suo "Nuclear now" e ha ricevuto anche il premio "Stella della Mole": "La ciliegina sulla torta..."

Il regista premio Oscar Oliver Stone ospite d'onore al Tff: da JFK a Putin, una masterclass tra cinema e impegno sociale

Il regista premio Oscar Oliver Stone

È arrivato in sala con oltre mezz’ora di ritardo, atteso pazientemente dai circa 300 presenti alla Cavallerizza Reale, con tanti addetti ai lavori e tanti appassionati di cinema che con i suoi film sono cresciuti: Oliver Stone, regista tre volte premio Oscar, è stato l’ospite di chiusura del Torino Film Festival, accolto a bracciata aperte e con un largo sorriso soddisfatto dal direttore Steve Della Casa. «Questo incontro è la ciliegina sulla torta», ha esordito Della Casa. «È anche il risultato del lavoro congiunto di tutte le istituzioni cinematografiche cittadine». “Nuclear now”, dopo l’anteprima di sabato 2 dicembre e la replica di domenica 3 al Tff, sarà trasmesso su La7 mercoledì 6 dicembre alle 21,15: un lavoro che cerca di fare il punto sull’energia nucleare, sulla sua importanza e su cosa si dovrebbe fare per garantire al pianeta un futuro diverso.


«Nel film - racconta Stone, il cui primo film “Salvador” venne presentato in anteprima italiana al TFF - viene spiegato che non basterà il nucleare, deve procedere in parallelo con le energie rinnovabili, ma dobbiamo continuare a trovare soluzioni per contrastare le emissioni: tanti scienziati sono intervistati e tutti convergono che se nel 2050 vogliamo arrivare a ridurle a zero, l’unico modo è usare anche il nucleare, una tecnologia sicura ed economica se usata bene. Abbiamo bisogno del nucleare, le scorie sono molto meno problematiche delle emissioni dei combustibili fossili».


L’attenzione del regista per i temi politici e sociali ha spesso guidato le sue scelte artistiche e la discussione si è concentra soprattutto su questi aspetti, trascurando un po’ il cinema: dall’omicidio di John Fitzgerald Kennedy («L’unico presidente Usa che parlava di pace: sono orgoglioso di aver lavorato tanto su di lui anche se la mia carriera ne ha risentito») al documentario su Putin, Stone non si è mai limitato o censurato e la masterclass diventa quasi un comizio. «Gli Usa vogliono eliminare Putin e prendere possesso delle risorse del suo Paese usando l’Ucraina come base per questo processo. È un piano iniziato decenni fa e che continua ad andare avanti, la Russia oggi sta cercando di difendersi: alla fine dell’intervista che gli feci nel 2017 era molto preoccupato per il futuro della sua nazione».


C’è tempo anche per parlare un po’ di musica, fortemente presente nelle colonne sonore dei suoi film. «Ho sempre avuto ascolti molto eclettici e ho lavorato con molti compositori diversi, da Vangelis a Ennio Morricone. Nella vita privata sono sentimentale, ascolto musica tradizionale, dalla classica al jazz, dall’etnica al reggae, Frank Sinatra e Harry Belafonte. La musica nuova non la amo, è difficile capire le parole, c’è troppo rumore».

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