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Margherita Buy: «La mia paura di volare è diventata un film» (GUARDA IL TRAILER)

L’attrice questa sera al Cinema Massimo di Torino per presentare la pellicola che segna il suo esordio alla regista

Margherita Buy

Margherita Buy in una scena

«Dopo tante parti serie e anche dolorose, che ti restano addosso, avevo voglia di una commedia. Volevo essere buffa e spensierata, è una parte di me che conoscono poche persone, amo scherzare e ridere di tante cose: così me la sono scritta e me la sono diretta»: è una Margherita Buy felice e soddisfatta quella che stasera (22 febbraio) sarà al Cinema Massimo alle 20,30 per incontrare il pubblico in sala per la sua opera prima da regista, “Volare” (biglietti 7,50/5 ).
Dopo averlo presentato, insieme alla rivale (nel film) Elena Sofia Ricci, sul palco del Festival di Sanremo, lo sta ora accompagnando in giro per l’Italia: “Volare” racconta una delle sue vere paure e come ha deciso di affrontarla.


«Ho scoperto che è molto comune aver paura del volo: io ho provato a superarlo - ma non so se ci sono riuscita del tutto - e mi divertiva molto l’idea di raccontarlo: per questo ho voluto un bel gruppo di colleghi con me».


Margherita, dopo tanti film da attrice è la sua prima volta dietro la macchina da presa: come mai ora?
«Non era una mia priorità, lo ammetto. Con Doriana Leondeff e Antonio Leotti abbiamo scritto un testo a nostro parere divertente, che racconta una delle paure più diffuse al mondo. La protagonista si trova a condividere il suo terrore con un gruppo di sconosciuti, diversissimi da lei ma profondamente simili perché accomunati dallo stesso problema».

L’esperienza da regista è stata come la immaginava?
«L’ho affrontata in maniera naturale, senza enfatizzare troppo il ruolo. Naturalmente è stato faticoso ma devo dire non impossibile, anche perché mi sono trovata molto bene con gli attori e con la troupe».

Accanto a lei un cast corale in cui appaiono anche Anna Bonaiuto, Giulia Michelini, Francesco Colella e sua figlia Caterina De Angelis: come li ha scelti?
«La maggior parte di loro li conoscevo già, li avevo ancor prima pensati mentre scrivevo e hanno aderito tutti, sono stata fortunata. Ho fatto i provini solo per alcuni ruoli con colleghi che conoscevo meno come Hamed Afiene e Matteo Oscar Giuggioli. Hanno tutti anche tenuto duro con me, nei film ci sono sempre momenti difficili ma loro mi sono rimasti fedeli, è stato importante».

Oggi torna a Torino, città in cui è spesso ospite e in cui ha anche iniziato la sua carriera: che ricordi ne ha?
«Ricordo che era il 1986, ho partecipato giovanissima a una serie tv che si intitolava “Diciottanni - Versilia 1966”, i cui interni si giravano a Torino negli studi Rai, era una delle prime produzioni anche per loro. Ero stata come “deportata” sotto la Mole per questo lavoro e mi avevano messo a dormire in un quartiere in cui mi dicevano si facessero esorcismi e cose simili... avevo una paura pazzesca a rientrare a casa. Poi per fortuna sono tornata tante altre volte in condizioni migliori».

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