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Mario Schifano: 30 anni di Pop Art in mostra a Torino

Tra New York e Roma, il viaggio attraverso tre decenni dell'"artista maledetto"

Mario Schifano: 30 anni di Pop Art in mostra a Torino

Mario Schifano, "Due palme"

Un viaggio lungo 30 anni nella produzione del principale esponente della Pop Art in Italia. Lo propone la Galleria Accademia Torino che il 22 marzo scorso ha inaugurato l’antologica “Mario Schifano. Opere dal 1964 al 1994”.

IN MOSTRA
Sarà visitabile fino al 24 maggio prossimo la mostra curata da Luca Barsi e Francesco Poli e ospitata nella nuova sede della Galleria di via Po 39. Dell’“artista maledetto”, così era etichettato per la sua dipendenza dalle droghe, sono in esposizione 35 opere significative di quell’arte “così potente da potersi permettere ogni libertà”, come rilevava Luca Massimo Barbero che ha curato la recente grande retrospettiva di Schifano alle Gallerie d’Italia di Napoli. Personaggio eclettico, pittore, musicista, regista, Schifano ha sviluppato un linguaggio del tutto personale, difficilmente inquadrabile in una corrente, anche se da alcune di queste ha preso ispirazione, a partire dall’Informale agli inizi della sua carriera. Ma è la Pop Art quella che lascia maggiormente il segno.

Mario Schifano, "Ninfee"

VIAGGIO A NEW YORK
Del 1963 è il suo primo viaggio negli Stati Uniti dove entra in stretto contatto con l’ambiente d’avanguardia di New York, frequentando la Factory di Warhol, e le serate del New America Cinema Group. È lui l’ Andy Warhol italiano, anche se non ha mai voluto essere in posizione subordinata rispetto agli artisti della Pop Art americana. «Guardando oggi l’insieme della sua opera, in tutte le fasi, si può affermare che è sempre stato innanzitutto un pittore di grande talento, capace di far interagire, con estrema tensione inventiva e compositiva, la fredda dimensione iconografica pop con una affascinante sensibilità soggettiva» spiegano i curatori. L’influenza della Pop Art si nota in tutta la sua produzione artistica, anche quella degli ultimi anni - nato nel 1934 a Homs in Libia, morì a Roma nel 1998 - dove si concentra in particolare su lavori fotografici basati su immagini televisive.

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