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Cinema Massimo

Licenziato per non aver preso un aereo

Stasera il film “Il Ricercatore – Perché ho perso il lavoro per 5 tonnellate di CO2”

Gianluca Grimalda

Gianluca Grimalda

Anteprima assoluta oggi alle 21 al cinema Massimo per il festival Cinemambiente del documentario di Paolo Casalis, “Il Ricercatore – Perché ho perso il lavoro per 5 tonnellate di CO2”, la storia di come Gianluca Grimalda venne licenziato dall’università tedesca per cui lavorava per non aver voluto prendere un aereo.

«Ho sentito la storia di Gianluca per radio, lo stavano intervistando e prendendo un po’ in giro per la sua ferma intenzione di non volare per non impattare sull’inquinamento: sono rimasto conquistato dalla sua caparbietà», spiega il regista braidese.
Grimalda oggi raggiungerà Torino per incontrare il pubblico, ovviamente senza prendere alcun aereo: da ricercatore aveva raggiunto la Papua Nuova Guinea in cui doveva lavorare per studiare gli effetti del cambiamento climatico, impiegando 35 giorni all’andata e ben 72 al ritorno. «Non era previsto che mi licenziassero, ovviamente – spiega l’attivista – e ho vissuto momenti molto difficili: ogni giorno registravo da solo le immagini che compongono il documentario, Paolo mi aveva spiegato come farlo».


Una sorta di video-diario in giro per il mondo, un viaggio unico e irripetibile che è una prova evidente di quanto sia difficile non usare gli aerei nel mondo di oggi. «Le colpe delle emissioni non sono dei singoli ma delle grandi imprese, lo so - aggiunge Grimalda, ancora senza un impiego fisso dopo il licenziamento –: il mio obiettivo è rendere lampante il problema, sperando che il pubblico limiti in futuro i viaggi che farà, scegliendo se sarà possibile una via meno inquinante, la nave o il treno ad esempio».


Nel suo lungo viaggio il protagonista affronta sfide morali e questioni universali, suscita interrogativi sulle responsabilità individuali e collettive riguardo alla crisi climatica. «Il merito di questo lavoro è tutto di Gianluca - conclude Casalis - a me è rimasto solo il noiosissimo lavoro di montaggio: mi sono sentito un po’ come Emilio Salgari, che raccontava luoghi meravigliosi in cui non era mai stato».

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