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L'evento

Marina Abramović: sold out all'Accademia Albertina, ci sarà un collegamento web

Torino si prepara alla Lectio Magistralis e alla consegna del Diploma Honoris Causa all'artista serba in programma il 23 giugno alle 18

Marina Abramović

Marina Abramović

«Abbiamo ricevuto richieste, per assistere alla Cerimonia con Marina Abramović, pari ad almeno cinque volte il numero di posti disponibili, non sarà possibile accettarle tutte». Così dall’Accademia Albertina di Torino che domenica 23 giugno ospiterà alle 18 la grande artista serba protagonista di un’attesa Lectio Magistralis - rigorosamente riservata agli studenti che si sono prenotati in tempo - nonché della cerimonia di consegna del Diploma Honoris Causa (l’evento sarà trasmesso in differita sui canali facebook e youtube dell’Accademia).

La Abramović arriverà a Torino domenica stessa da Taormina, insieme con la presidente dell'Accademia Paola Gribaudo, dove è giunta dopo essere stata a Pesaro per la presentazione della sua ultima performance, “The Life”, un’esperienza cinematografica a dimensione intera della durata di 19 minuti ideata con il regista Todd Eckert.
Ma “The Life” rappresenta solo l’ultima di una lunga serie di performance, ossia di opere d’arte realizzate mettendo in dialogo la realtà del proprio corpo con quella virtuale, con oggetti, dipinti, colori con cui l’artista serba, nata a Belgrado da genitori partigiani nel 1946, naturalizzata statunitense, si è fatta conoscere dal grande pubblico tanto da essere definita oggi la “nonna della performance art”.

Raggiunto l’apice del successo «diciamo tardi, attorno ai 60 anni - per cui so gestirlo e non mi interessa», ha dichiarato a Pesaro, lo slancio artistico della Abramović si fa sentire molto presto, a 14 anni, quando, avendo chiesto al genitore di comprarle dei colori, lui si presentò con un amico il quale cominciò con il tagliare a caso un pezzo di tela, poi una volta steso a terra vi gettò sopra colla, sabbia, pietrisco, bitume, colori vari dal giallo al rosso, e, dopo aver cosparso il tutto con trementina collocò un fiammifero al centro della composizione che fu avvolta dalle fiamme e disse: «Questo è il tramonto».

Da lì, si arriva al 1973 e alla prima opera “Rhythm 10”. Seguiranno la “0” e la “5” ognuna di esse portatrice di messaggi forti a livello politico e sociale. E poi “Art Must Be Beautiful”, 1975 con cui l’artista si spazzola i capelli per un’ora con una spazzola di metallo nella mano destra e contemporaneamente si pettina con un pettine di metallo nella sinistra. Fino alla notissima “The artist is present”, 2010 al MoMA di New York con cui siede otto al giorno a un tavolo e dove in una di queste occasioni sarà raggiunta dall’ex compagno Ulay. Tante le provocazioni, e non tutte sempre apprezzate, come non ricordare l’attacco leghista all’opera “We’re all in the same boat” (“Siamo tutti sulla stessa barca“) presentata a Trieste nel 2018. Un andare contro ogni limite, denunce forti che nel 1997 le valsero il Leone d’Oro alla Carriera alla Biennale di Venezia per “Balkan Baroque”, rituale di purificazione di se stessa e per le stragi che avvenivano nei Balcani.

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