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Teatro Carignano

“I parenti terribili”: la commedia perfetta

Il lavoro tratto dal famoso testo di Jean Cocteau e diretto da Filippo Dini in scena per lo Stabile da martedì. Il regista: «Una storia estrema di una famiglia contemporanea»

Teatro Stabile

Un momento corale dello spettacolo

«Una storia estrema di una famiglia contemporanea» sono per Dini “I parenti terribili” di Jean Cocteau. Un racconto pieno di “cose mostruose”, di amori al limite dell’incesto, di rivalità, di segreti, di cose indicibili. Eppure quel testo, scritto dal drammaturgo francese nel 1938 e che tanto aveva scandalizzato il pubblico parigino per i contenuti considerati, all’epoca, scandalosi, si è rivelato essere uno dei più grandi successi di Cocteau, la sua opera teatrale “perfetta”, tragedia e commedia al tempo stesso. Come dice Georges, nel secondo atto dello spettacolo, «tutti questi signori che hanno scritto capolavori lo hanno scritto proprio raccontando lo stesso genere di cose mostruose, c’è una differenza però, io non sono l’eroe di una tragedia sono l’eroe di una commedia».

Filippo Dini firma la sua prima regia del Teatro Stabile del Veneto (di cui è diventato direttore artistico) e, dopo il debutto di Padova del 6 novembre scorso, porta a Torino “I parenti terribili”, una coproduzione dello Stabile del Veneto, dello Stabile di Torino, della Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini e dello Stabile di Bolzano. Lo spettacolo andrà in scena da martedì 12 a domenica 24 novembre al Teatro Carignano. Un gradito e atteso ritorno sul palcoscenico torinese di Dini, già regista residente dello Stabile dal 2021 al 2023. Con lui saliranno sul palco anche Milvia Marigliano, Mariangela Granelli, Giulia Briata, Cosimo Grilli e insieme daranno vita al “carrozzone”, così è chiamata questa famiglia “terribile”, disfunzionale.

Una famiglia di cui fa parte Michel, giovane uomo viziato e amato morbosamente dalla madre; Yvonne, la madre, che quando il ragazzo si innamora di Madeleine si dispera, una zia troppo presente e il padre Georges, alias Filippo Dini. «Georges - spiega l’attore e regista genovese - rappresenta la condizione di un uomo contemporaneo che ha abdicato alla sua partecipazione all’interno del consesso familiare, non fa il padre e non fa il marito. E allora fa la cosa più banale che succede nel contemporaneo: si innamora di una ragazza molto più giovane di lui».

Dopo “Casa di bambola” e “Agosto a Osage County”, Dini torna sul tema della famiglia. «La nostra generazione ha ancora il ricordo di che cos’era la famiglia una volta, un luogo buono ma pieno di ombre che non vanno svelate. Ora che siamo genitori proponiamo una visione di una famiglia nuova, che, però, non è sempre risolutiva e non è sempre migliore».

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