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Cinema Romano
23 Novembre 2024 - 18:16
Giancarlo Giannini
I due giorni di Giancarlo Giannini al Torino Film Festival sono proseguiti oggi, dopo la standing ovation del Teatro Regio e la consegna del premio Stella della Mole di venerdì, prima con una chiacchierata con la stampa e poi con l’incontro al cinema Romano con il pubblico, accorso in massa per celebrarlo e rivedere in sala con lui “Pasqualino Settebellezze” di Lina Wertmuller, per cui venne candidato agli Oscar.
«Ho dormito pochissimo, mi hanno fatto svegliare presto per errore, sono nervosetto...», ci ha detto in apertura di chiacchierata, per mettere le cose in chiaro. «Sono felice del premio, stamattina mi sono fermato a guardare la vera stella in cima alla Mole per confrontarle: è piena di punte, spero che non mi punga in treno».
Giannini ha colto l’occasione della sua visita torinese anche per donare al Museo del cinema una giacca speciale che aveva realizzato e brevettato per il film “Toys” di Barry Levinson, con Robin Williams: una giacca con tantissimi gadget, piena di invenzioni. «Io non sono un attore, lo dico sempre – ha spiegato – sono un perito elettronico».
Sono passati quasi cinquant’anni dal film di Lina Wertmuller, da allora «il cinema è cambiatissimo, anche se lo frequento poco, dalla pandemia ho visto solo due film al cinema, l’ultimo di Spielberg, sulla sua vita, e quello di Wenders, “Perfect days”.
Mi piacciono i film del passato, a casa sono pieno di film di ogni tempo: ora si pensa a un nuovo modo di comunicare, più breve. Sono molto vecchio, non sono entusiasta del cinema di oggi, abbiamo perso la semplicità e la fantasia, che si adopera troppo poco».
«Ho dormito pochissimo, mi hanno fatto svegliare presto per errore, sono nervosetto...», ci ha detto in apertura di chiacchierata, per mettere le cose in chiaro. «Sono felice del premio, stamattina mi sono fermato a guardare la vera stella in cima alla Mole per confrontarle: è piena di punte, spero che non mi punga in treno». Giannini ha colto l’occasione della sua visita torinese anche per donare al Museo del cinema una giacca speciale che aveva realizzato e brevettato per il film “Toys” di Barry Levinson, con Robin Williams: una giacca con tantissimi gadget, piena di invenzioni. «Io non sono un attore, lo dico sempre – ha spiegato – sono un perito elettronico».
Sono passati quasi cinquant’anni dal film di Lina Wertmuller, da allora «il cinema è cambiatissimo, anche se lo frequento poco, dalla pandemia ho visto solo due film al cinema, l’ultimo di Spielberg, sulla sua vita, e quello di Wenders, “Perfect days”. Mi piacciono i film del passato, a casa sono pieno di film di ogni tempo: ora si pensa a nuovo modo di comunicare, più breve. Sono molto vecchio, non sono entusiasta del cinema di oggi, abbiamo perso la semplicità e la fantasia, che si adopera troppo poco».
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