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Cinema Massimo

Julia Ormond: «Amo l’Italia, infatti mi sono sposata qui»

La protagonista di “Sabrina”, “Vento di passioni” e di “Here’s Yianni!” è la undicesima Stella della Mole del Tff

Julia Ormond e Giulio Base

Julia Ormond e Giulio Base

Giorno nuovo, stella nuova: il mercoledì del Torino Film Festival è tutto di Julia Ormond, protagonista del cinema hollywoodiano a metà anni Novanta, insignita del Premio Stella della Mole (il numero 11 di questa edizione) che riceverà stasera prima della proiezione del suo ultimo film, “Herès Yianni!”,  al cinema Massimo di fronte alla regista, Christina Eliopoulos, e del co-protagonista Joe Cortese («Un ruolo difficile per me, ma che meraviglia lavorare con un’attrice così straordinaria», ha dichiarato lui).

Una storia di demenza senile, dalla vera biografia della famiglia della regista: «Molto felice di esser qui con questo film, sono orgogliosa del lavoro svolto, non è stato facile anche perché dovevo interpretare la vera madre di Christina, la sua vera storia», confidato la protagonista del remake di “Sabrina” («Audrey Hepburn come cigno era stata magnifica, io sono stata fantastica come brutto anatroccolo»), de “Il primo cavaliere” e di “Vento di passioni”, tutti girati tra il 1994 e il 1995.

La visita torinese è anche l’occasione di ricordare il suo esordio al cinema, ne “Il Bambino di Macon”, diretta nel 1993 da Peter Greenaway che a settembre ha ricevuto lo stesso premio «Ero e sono una grande fan dei suoi capolavori, unici e straordinari, ma ero terrorizzata per le scene di nudo, che lui adora: abbiamo fatto tante prove, e ce l’ho fatta. Peter è un uomo unico e un regista molto interessante».

Quando si riceve un premio alla carriera è sempre un momento per i bilanci. «Sono sincera, non ho un film preferito nella mia carriera, ricordo e amo singoli momenti di tante esperienze diverse. Sono soprattutto grata di averla avuta, una carriera: avrei un paio di titoli come i peggiori, quello sì, ma non te li dirò mai!». I ricordi vanno al film del 1997, “Il senso di Smilla per la neve”, diretto da Bille August: «Lui non voleva che io sorridessi mai, era convinto che il mio personaggio dovesse trasmettere così il trauma subito: un giorno mi dirigeva la seconda unità in una scena col bambino e mi sono lasciata andare a un grande sorriso, secondo me era necessario».

Prima di correre verso l’abbraccio del pubblico, una battuta sull’Italia: «La amo, al punto che ho voluto celebrare qui il mio secondo matrimonio, a Todi. Torino? Sono appena arrivata ma le prime cose che ho visto mi han fatto capire che desidero tornare».

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