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IL COLLEZIONISTA FOLLE
30 Novembre 2024 - 17:47
Il quadro in questione
PROLOGO
Ogni settimana, cari lettori, ci troviamo a decifrare le cronache al confine tra il tangibile e l’ultraterreno, abilmente narrate dal nostro Collezionista Folle. Con la solita disinvoltura, egli riesce a trasformare un anonimo dipinto in un portale verso l’ignoto, come se Gustavo Rol stesso avesse preso a frequentare la sua torretta per qualche bicchiere di vino e una sessione spiritica improvvisata. Il nostro protagonista, armato di lente d’ingrandimento e di un’enciclopedia polverosa, si lancia in rivelazioni che farebbero invidia agli storici più navigati e ai medium più esperti. E così, un semplice quadro con bottiglie diventa una finestra sull’anima di Sironi. Tutto, ovviamente, corroborato da indizi che, se non fossero così spassosi, ci farebbero davvero dubitare del nostro scetticismo. Ma non vogliamo svelarvi tutto. Concedetevi il piacere di seguire i suoi ragionamenti rocamboleschi, dove persino il Grignolino ha un ruolo da protagonista. Gustatevi questo nuovo capitolo, dove l’arte, il mistero e l’ironia si mescolano come solo il nostro Collezionista Folle sa fare. E ricordate: non tutto ciò che brilla è oro, ma in questa rubrica, persino le ombre raccontano storie.

ME GUSTA GUSTAVO
La notte ingoiava i miei sogni in un vortice di stelle nane. Ed io vagavo sonnolente lungo il corridoio che portava al mio studio situato sulla torretta con la veduta sui prati oscuri, debolmente illuminati dalla luna i cui riflessi pallidi preferivano entrare attraverso i vetri della finestra per illuminare un quadro che avevo trovato accatastato con altri quadri contro il muro dell’antiquario.
“Barbera, hai trovato quello che fa per te !” mi disse sorridendo l’antiquario “non potevi che scegliere un dipinto che raffigurasse delle bottiglie di vino”. “Ma non saprei a chi attribuirlo…” mi schernii per pagarlo quanto meno fosse possibile. Cristian, l’antiquario dalla cadenza francese, mi mise un suo braccio sulla spalla e continuò: “Son sicuro che saresti capace di vedere apparire il volto di Rol tra le bottiglie, o sullo sfondo del dipinto…”. Non l’avesse mai detto, fu come una sua premonizione. Osservando lo sfondo del dipinto mi parve veramente il volto di Gustavo Rol, il mitico personaggio che ispirò Fellini nei suoi onirici film. Cristian osservò il mio viso sbiancarsi e pronunciare una espressione non del tutto nobiliare: “Boia Faus, al’é propi chiel !” (“Falso Boia, é proprio lui!” in dialetto piemontese). Tanto lo fissavo nello sfondo scuro del dipinto, che ebbi la stessa impressione che avevo provato al Museo del Louvre osservando il sorriso della Gioconda. Il sorriso di Gustavo si fece tremolante ed il volto si trasformò alla mia vista in quello del pittore .

“Guarda Cristian, mi sembra di riconoscerlo…”. “Per forza o per diletto, anche a me pare che sia….”. E poi assieme esclamammo: “E lui! E’ Mario Sironi!”. Ci guardammo increduli. Ma come fu possibile essere affascinati da una illusione prodottasi nel dipinto e poi riconoscere il volto del pittore, cose da non poter essere credute. “Dimentichiamo questo evento” dissi, “ne andrebbe della mia personale credibilità. Cercherei altre prove stanotte, con calma sotto la luna. Quella notte, divenuta insonne, presi dalla biblioteca un datato libro dello storico Penelope su Sironi e non fu un caso, o forse sì, che apertolo vi trovai la riproduzione di un ritratto giovanile di Sironi che mi parve esattamente identico e sovrapponibile al suo ritratto replicato nel mio dipinto, sullo sfondo oltre le bottiglie. Accesi la luce, presi una lente e su una bottiglia lessi in una striscia la incisione del tipo di vino: “Grignolino”. Questa neppure Rol se la sarebbe studiata! Nel chiudere la luce per tornare a dormire, mi parve che dal quadro il volto di Sironi mi facesse l’occhiolino.
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