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IL COLLEZIONISTA FOLLE
09 Novembre 2024 - 17:25
L'acrobata sguaiata di Toulouse Lautrec
PROLOGO
Il Collezionista Folle torna a far parlare di sé, questa volta con un’“opera” a suo dire firmata da nientemeno che Henri de Toulouse-Lautrec. L’opera raffigura una donna acrobata, sorpresa in una posa sguaiata e decisamente provocatoria: con le cosce aperte e il sorriso sornione. “Un Lautrec autentico, senza ombra di dubbio”, giura il nostro impavido Collezionista, ormai ben noto per la sua abilità nel riconoscere “capolavori nascosti” persino nei mercatini delle pulci. Ma d’altronde, chi meglio del nostro Henri avrebbe potuto immortalare una scena simile? Amante dei locali notturni e delle ballerine di Montmartre, il pittore francese frequentava luoghi dove il confine tra intrattenimento e scandalo era sottilissimo. Tra il fumo delle sigarette e i fruscii di gonne al vento, Lautrec ritrasse con straordinaria schiettezza quelle donne di malaffare che la società benpensante fingeva di non vedere. Il nostro Collezionista è ben convinto di essere di fronte a un autentico capolavoro, attribuendo al dipinto un’aura di “genialità” che solo il suo occhio esperto (o forse la sua fervida immaginazione) riesce a intravedere. Riuscirà, anche stavolta, a stupirci?
L’ACROBATA SGUAIATA
Non era sul metrò “..., e neppure era seduta su una panchina di Via Principe Amedeo, a Torino e non ad Aosta, stanca e delusa per non aver trovato un biglietto dall’amico bagarino per poter vedere giocare a tennis il suo idolo dal rosso ciuffo celtico”. Lei era una acrobata ed era pure capace di giocare a volano al bistrò di Montmartre “Le marionette”, a Parigi, un covo di pittori realisti che non digerivano di buon grado l’inganno perpetrato alla dinastia reale dei Borbone, di cui sognavano la restaurazione del Re mancante Luigi XVII già duca di Navarra.
Oggi col ritorno di Donald Trump, avrebbe esultato chiudendo e riaprendo le gambe all’aria del “Boogie Woogie”, un ballo Swing a suon di Jazz. Ma allora, si era all’ultima metà del 1800, sarebbe andata se non all’Opéra, perlomeno al “Gatto Nero” di Parigi a sentire cantare Aristide Bruant, l’uomo dalla voce roca, assieme all’amico pittore Henri de Toulouse Lautrec il quale l’aveva già ritratta all’arena del Circo nomade, volteggiare sulla groppa d’un cavallo e poi seduta a gambe divaricate, una posa provocatoria forse voluta per tirare l’attenzione nel punto focale. Questo dipinto su carta da oltre vent’anni è discusso dalla Fondazione Lautrec che lo riconobbe erroneamente come una litografia benché ne avesse dimensioni doppie e gli esami multispettrali dicessero il contrario: che si tratta di un dipinto a colori organici ed a china nera, esami confortati da tre perizie di autenticità di esperti italiani, un’opera che fu valutata nel 2005 oltre 12 milioni di euro da Bank of Art sulla base di un parere positivo espresso dalla Direttrice del Museo d’Albi. La disputa sulla autenticità di questo dipinto attribuibile a Toulouse Lautrec continua grazie a una scoperta straordinaria: una prova testimoniale lasciata dal cugino dell’artista.”
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