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TEATRO STABILE

Le trasformazioni di Giorgio Pasotti per i "Racconti disumani" di Kafka

Lo spettacolo per la regia di Alessandro Gasmmann in scena da stasera a domenica 9

Le trasformazioni di Giorgio Pasotti per i "Racconti disumani" di Kafka

Giorgio Pasotti in scena

Insieme Giorgio e Alessandro non avevano mai lavorato. «Ci spiavamo a distanza - dice Giorgio -, avevamo stima e ammirazione l’uno per l’altro ma non si era mai parlato di fare qualcosa insieme». A legarli, curiosamente, tre cose: il Teatro Stabile d’Abruzzo, il terremoto e il Covid. «Alessandro era stato direttore del Teatro Stabile d’Abruzzo ai tempi del terremoto, io sono stato nominato direttore dello stesso teatro quando c’era il Covid». Saranno state anche queste coincidenze a far sì che i due si siano avvicinati. Sono nati così i “Racconti disumani” da Franz Kafka. Interpretato da Giorgio Pasotti e con la regia di Alessandro Gassmann, che firma anche le scene, lo spettacolo debutta questa sera, martedì 4 febbraio, al Teatro Gobetti di Torino (in replica fino a domenica 9). Pasotti, volto notissimo del cinema e della televisione - al cinema ha lavorato, tra gli altri, con Gabriele Muccino e con Paolo Sorrentino e sul piccolo schermo in tante serie televisive, una su tutte “Distretto di polizia” nel ruolo dell’ispettore Paolo Libero - dà vita a due racconti di Kafka, “Una relazione accademica” e “La tana”. Lei, dunque, interpreterà uno scimpanzè e una talpa, i protagonisti dei racconti. «Sì, nel primo racconto sono uno scimpanzé catturato in Africa che, per liberarsi dalla costrizione della gabbia, si evolve in essere umano, imitandone gli atteggiamenti e racconterà, poi, la sua esperienza in una relazione accademica. Ne “La tana”, invece, il percorso è inverso, c’è un’involuzione. Qui c’è un uomo terrorizzato da ciò che non conosce, per questo vive come un animale sotterraneo in attesa di un nemico. L’uomo si autopriva della libertà, come è successo a noi con il Covid».

Come mai Gassmann ha scelto di fare il regista e non l’attore in questo spettacolo...
«“Una relazione accademica” era stato il cavallo di battaglia di suo padre Vittorio. Sarebbero stati inevitabili i rimandi».
Lei è nato al cinema e alla televisione, come è approdato al teatro?
«L’ho scoperto dopo ed è stato un amore folgorante. Il teatro è la vera casa dell’attore, il luogo preposto per recitare. Penso che tutti gli attori, a cadenze regolari, dovrebbero farlo. Adesso, comunque, girerò anche una serie per Rai Play, si intitola “L’appartamento”».
E il prossimo spettacolo teatrale?
«Farò la regia dell’“Otello” con la drammaturgia di Dacia Maraini. Sarà una storia di femminicidio. Io interpreterò Jago».
Com’è il suo rapporto con Torino?
«A Torino ho girato il film “Dopo mezzanotte” di Davide Ferrario, grazie al qual ho avuto una candidatura al David di Donatello. Ho un amore profondo per questa città».

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