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Teatro

Michele Placido: «Io attore? Tutta “colpa” di Pirandello»

Il divo, atteso al Concordia di Venaria, svela i retroscena della sua carriera

Michele Placido

Michele Placido: intenso

Nel film da lui diretto e co-sceneggiato, “Eterno visionario”, uscito nelle sale il 7 novembre scorso in cui racconta la vita intima e privata di Pirandello, Michele Placido ha affidato il ruolo del protagonista a Fabrizio Bentivoglio, riservando per sé la parte minore di Saul Colin, agente letterario e collaboratore del drammaturgo siciliano. Qui, invece, nello spettacolo “Pirandello. Trilogia di un visionario”, che andrà in scena domenica 9 febbraio al Teatro Concordia di Venaria, l’attore pugliese sarà presente sia in veste di regista sia di interprete e, attraverso i racconti e le lettere dello scrittore di Agrigento, porterà in scena la visione del mondo pirandelliano. Un amore di lunga data quello dell’attore pugliese per il Premio Nobel per la letteratura. «Da ragazzo – ricorda - ero affascinato dagli autori teatrali, ma soprattutto da Luigi Pirandello».

Del resto il suo sogno giovanile di entrare nell’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico e di diventare attore passa anche dall’autore di “Il fu Mattia Pascal”. «All’epoca – rivela Placido - avevo vinto un concorso in polizia, ma tutte le sere mi rifugiavo in una biblioteca nei pressi della stazione Termini per studiare i testi pirandelliani. Una sera, mentre ad alta voce memorizzavo il testo de “L’uomo dal fiore in bocca”, sento una voce dietro di me. Era il colonnello della caserma che mi dice: ho capito, vuole essere un artista, ma non è facile amico mio, passi domani da me in ufficio». Così, anche grazie a Pirandello e all’aiuto del colonnello, il suo sogno si è avverato.


Non poteva, pertanto, mancare “L’uomo dal fiore in bocca”, il suo cavallo di battaglia, nella trilogia del visionario che presenterà domenica sera sul palco di corso Puccini. Lo spettacolo, infatti, si concentra su tre opere iconiche del drammaturgo: oltre a “L’uomo dal fiore in bocca”, “Lettere a Marta” e “La carriola”. Tre testi diversi tra loro ma che indagano tutti la condizione umana, svelandone solitudine, caducità, perdita di identità. Da quell’uomo che, seduto su una panchina di una stazione e condannato a morte dal cancro che gli deturpa la bocca, riflette amaramente sul senso della vita, al rispettabile avvocato e professore universitario che non si riconosce più nei ruoli sociali da lui ricoperti, a Pirandello stesso e allo scambio epistolare che intrattiene con Marta Abba, la giovane attrice conosciuta a Roma durante un provino che rappresenta il sogno di un amore assoluto. Sul palco con Michele Placido anche Valentina Bartolo e Paolo Gattini.

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