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Il concerto
12 Aprile 2025 - 06:45
Lucio Corsi, classe 1993
La prima data del tour, giovedì 10 aprile a Perugia, è stato un successo. Domani sera toccherà a Bologna e poi, finalmente, il 15 aprile, Lucio Corsi canterà al Teatro Concordia di Venaria, andato sold out proprio durante lo scorso Sanremo quando il pubblico, che ancora non lo conosceva, si è pazzamente innamorato di lui. E non poteva essere altrimenti per un artista genuino, così come la sua musica, e un modo di interpretarla che non lascia spazio a fraintendimenti: Lucio è un artista vero.
Uno cresciuto a pane, strumenti e sudori che, non a caso, a Torino aveva trovato il suo palco ideale nell’Hiroshima Mon Amour, il club che dal suo underground ha sfornato non pochi talenti e che oggi va ancora più fiero dell’affetto, più che mai ricambiato, verso il suo Lucio. «Lucio è stato nostro ospite diverse volte - raccontano dall’Hiroshima - i suoi concerti erano famosi per il calore con cui si stringeva al pubblico e dopo lo spettacolo salutava uno alla volta i fan e firmava autografi. Chissà, martedì potrà fare lo stesso, anche se al Concordia sarà un vero bagno di folla...».
Lucio e il palco, un rapporto simbiotico che arriva a pochi giorni dall’uscita del nuovo album “Volevo essere un duro” e che terminerà il 4 maggio, poi ci sarà l’Eurovision Song Contest, previsto a Basilea dal 13 al 17 dello stesso mese.
«Sono partiti i concerti. Inseguire le canzoni di città in città è senza dubbio la cosa che amo di più, è la cosa che sogno da quando ero bambino - racconta Lucio alla vigilia del live di Venaria -. Salire sul palcoscenico vuol dire incontrare la musica, come dice Paolo Conte in “Alle prese con una verde milonga”. Inoltre ogni palco è un trampolino verso un’altra realtà, lassù riesco davvero ad immaginare di essere qualcos’altro». A essere il se stesso che ha sempre sognato a occhi aperti dal verde delle sue colline, in Maremma, dove allo studio del pianoforte e della chitarra alternava momenti di vita agreste e alle prese con il ristorante di famiglia. La sua natura verace è il segreto di una musica diretta e semplice, inequivocabile.
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«Il tipo di approccio al live è molto rock’n’roll, tutto riarrangiato e sul palco con me ci sarà la mia solita formazione, la mia banda con cui suono dal liceo. Saremo in sette, con tante chitarre ma ci sarà anche l’organo, la batteria e i cori. Io mi alternerò fra chitarra elettrica, acustica, pianoforte e armonica. Questa è la linea da seguire: avere un sacco di strumenti e stare in giro a suonare il più possibile, e spero di continuare così anche dopo settembre. Avrò anche le mie spie con me, che preferisco agli in-ear: l’esibizione live vive di aria, non di tapparsi ognuno nella propria bolla, dove non senti niente se non la musica in cuffia. Anche quando vado a un concerto voglio vedere e sentire qualcosa di diverso da un album che posso ascoltarmi a casa; i live che amo sono fatti in questo modo, con la musica che gira nell’aria, dove se le spie fischiano va bene lo stesso perché fa parte dello show, anzi ti inizi a inventare un momento sul palco per esorcizzarle, sono ferrato».
E nell'aria gireranno i brani più amati del suo repertorio da “Volevo essere un duro” a “Tu sei il mattino”, “Sigarette”, “Il Re del rave”, “Nel cuore della notte”. E ancora "Francis Delacroix", dal nome dell'amico, il fotografo di Volpiano.
Lucio Corsi, infine, è atteso al Flowers Festival di Collegno l’8 luglio prossimo e le prevendite sono apertissime.
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