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Il Collezionista Folle

Van Gogh, Monet o Gauguin. Di chi è il volto del mistero?

La nuova impresa del nostro eroe non si arrende nemmeno davanti all’ultima e più beffarda delle sfide: l’Isola Misteriosa

Van Gogh

Van Gogh

PROLOGO
Pare che, ancora una volta, l’ectoplasma elegante di Gustavo Rol si sia materializzato accanto al nostro Collezionista Folle. Nulla di apocalittico, tranquilli: il defunto sensitivo ha solo sussurrato un consiglio. Poi, come da galateo degli spiriti, è svanito nel nulla, lasciando dietro di sé solo il profumo di un’acqua di colonia anni ’40 e un’idea. Ecco, da lì è ripartita la nuova impresa del nostro eroe, che non si arrende nemmeno davanti all’ultima e più beffarda delle sfide: l’Isola Misteriosa, quella che cela – o cela di non celare – il volto di un pittore. Quale pittore? Ah, qui inizia il bello. C’è chi giura si tratti di Van Gogh, ma solo se si guarda il quadro da una barca a remi. Altri evocano Monet, ma solo se lo si osserva dopo un bicchiere di assenzio. E c’è persino chi sospetta un colpo di teatro del solito Gauguin. Il Collezionista Folle, con la sua ostinazione garbata e quella punta di delirio ben amministrato, è deciso a risolvere l’enigma. Anche se nessuno gli crede. Anche se neppure sua figlia – che pure gli vuole bene – riesce a vedere ciò che lui vede. Ma, si sa, il genio è solitario, e il dubbio è l’ultima tela da dipingere.

L’ISOLA MISTERIOSA

Il dipinto meno conosciuto del mondo, cercato dai collezionisti mai stanchi di aggiudicarsi le opere d’arte più rare e misteriose, è “L’île de Van Gogh”! Il dipinto di un’isola che nascondeva il volto di un pittore: la discussione si faceva accesa.
Chi diceva che si intravedesse il volto di Van Gogh quando un lato dell’isola fosse vista da una barca. Chi invece suggeriva, tirandosi i baffi, che si sarebbe scoperto l’arcano se l’isola fosse stata vista da Claude Monet che, com’è noto, prediligeva dipingere dalla propria barca?
Oppure fu Vincent van Gogh a prendere in giro Claude Monet nascondendo il proprio volto sulla terra ferma, invitando a scoprire quale volto avesse ricoperto?
Non potevo mancare di risolvere questa diatriba. Guardavo fissamente questo quadro, una marina vista dalla barca, come scriveva Claude Monet … o Van Gogh … o Paul Gauguin, non ricordo più bene, in uno dei loro scritti che lessi in una sera d’inverno passata in poltrona davanti al camino acceso. Il pittore raccontava che Van Gogh l’aveva nascosto sotto un suo dipinto, appunto una marina del tutto originale poiché vista da una barca guardando verso terra. I colpi di fiamma del camino producevano un effetto strano: mi parve di vedere la falda del cappello di Vincent van Gogh nel cielo azzurro velato da nubi. Più sotto, proprio in centro alla terra ferma, due occhi scuri apparivano e scomparivano mentre più sotto, alla base del dipinto, rifrangevano le creste delle onde. Se poi accendevo la luce elettrica, la marina appariva per quello che era. Anche di giorno il dipinto non mi diceva niente di più, ma alla sera la misteriosa magia si riproponeva ai miei occhi. Sensazione stupenda, direi impagabile se non avessi avuto bisogno di risolvere l’annoso enigma e di vendere l’opera!
Passarono gli anni e d’inverno consumai quintali di legna, infine una voce che veniva dal profondo della mia mente, una voce che conoscevo oramai bene perché da anni faceva parte di me, mi spronò ad agire e mi decisi di andare a fondo della questione.


«Gustavo, dissi tra me, farò come tu mi dici: andrò in un laboratorio di analisi e restauri, per sottoporre questo dipinto ad indagini ai raggi X così da risolvere il gioco di Van Gogh e se tu mi potessi dare una mano, potrei scoprire il volto del suo amico : se sia il volto di Monet o di Gauguin.
Gustavo Rol non se lo fece ripetere due volte e soprattutto non si smentì. Accompagnato da mia figlia Lucrezia oramai in grado di testimoniare, ci recammo ad Aramengo dove presso un famoso laboratorio dotato di moderni strumenti di indagine radiologica sui dipinti, un abile tecnico si prestò all’esperimento.
Sul video del Pc apparirono immagini confuse alle progressive diverse profondità regolate in micron, mentre il tecnico scuoteva la testa sorridendo e deridendo la mia fantasia. Quasi mi vergognai di fronte a mia figlia che mi consolava: «Papi non te la prendere, capita di prendere lucciole per lanterne, e tu sai che non ci vedi più bene da un occhio!». Tornato a casa, non mi diedi per vinto. Inserii il dischetto su cui il tecnico aveva registrato il suo insuccesso e lo inserii nel mio computer. «Sta a vedere che sarebbe bastato esaminare il dipinto non in orizzontale ma ponendolo in verticale …» suggerì la mia voce interiore. Provvidi a girare l’immagine di 90°, in verticale, misi a fuoco progressivo, acuii il contrasto ed ecco apparire un volto!
Raggiante chiamai mia figlia. «Guarda un po’ qui. Secondo te riconosci Monet o Gauguin?». «Papi, mi rispose, ma io non ero ancora nata!». Uscii frustrato dalla stanza, il mancato riconoscimento di una sola persona, ancorché fosse mia figlia, non avrebbe potuto fermarmi. Decisi di rivolgermi ad una società esperta nelle ricerche di mercato: «Il problema che Lei ci pone è irrisolvibile poiché ciascuna persona ha una acuità visiva diversa; in buona sostanza ognuno vede ciò che può e che vuole vedere, se ne faccia una ragione!». Pensai ad un’altra soluzione: quella di chiedere ai miei lettori chi mai riconoscesse il volto di ……».


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