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La fantascienza interattiva
02 Maggio 2025 - 21:20
Con Thronglets, Black Mirror compie un passo concreto nel mondo videoludico. Se Bandersnatch era stato un esperimento narrativo interattivo, qui si parla invece di un vero e proprio gioco mobile nato come estensione dell’episodio “Come un giocattolo”, incentrato sul geniale quanto disturbato sviluppatore Colin Ritman. Anche senza vedere la puntata, si può giocare, ma farlo dopo averla vista arricchisce l’esperienza, svelando connessioni narrative che vanno oltre il semplice contorno.
All’apparenza, Thronglets è un innocuo simulatore alla Tamagotchi, dove si gestisce una comunità di piccole creature digitali da nutrire, intrattenere ed evolvere. Ma superata la fase iniziale, il tono cambia: le domande che i Thronglets ci pongono si fanno sempre più serie, costringendoci a scelte che sfiorano l’etica e l’esistenzialismo. Un gioco che inizia come passatempo diventa presto riflessione, ricalcando lo stile inquietante e provocatorio della serie madre.
Il cuore di Thronglets è il rapporto tra giocatore e creature. Si parte come guida e si finisce, lentamente, per sentirsi osservati, forse giudicati. Le conversazioni si approfondiscono e si ha la sensazione che ci sia molto di più sotto la superficie colorata e retrò – coerente con lo stile anni ’90 di Tuckersoft, la casa fittizia già vista in Bandersnatch.
Il lavoro di Night School Studio, già apprezzato per Oxenfree, riesce ancora una volta a usare il videogioco come specchio critico. Thronglets non è lungo, ma può essere rigiocato per esplorare percorsi alternativi. È un’opera che gioca con la quarta parete e con la coscienza del giocatore, travestita da gioco vintage ma capace di lasciare il segno. Un esempio perfetto di come Black Mirror continui a sperimentare e disturbare, anche fuori dallo schermo.
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