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Frane - Alluvione Piemonte

L'Oasi degli Animali di San Sebastiano da Po: tra speranza e burocrazia

L'Oasi degli Animali rischia la chiusura dopo l'alluvione del 17 aprile scorso

L'Oasi degli Animali di San Sebastiano da Po: tra speranza e burocrazia

Logo dell'Oasi degli Animali

L'Oasi degli Animali di San Sebastiano da Po, un rifugio per animali selvatici e sequestrati, è stata messa in ginocchio dall'alluvione del 17 aprile. Le frane hanno bloccato gli unici due accessi stradali, isolando il parco e privandolo delle risorse necessarie per sopravvivere.

Il Primo Maggio, mentre il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, visitava i luoghi devastati dal maltempo, l'Oasi lanciava un grido d'allarme. A Cavagnolo, Monteu da Po, Lauriano, San Sebastiano da Po, Castagneto e San Raffaele, il paesaggio era segnato da fanghi, cantine allagate e frane. Lo stato di calamità, promesso ma non ancora operativo, è atteso come una boccata d'ossigeno per queste comunità. Quando Cirio è giunto all'Oasi, ha trovato recinti spezzati e strutture piegate, ma anche una dedizione incrollabile. "In mezzo alla pioggia e alle frane, i ragazzi hanno fatto l’impossibile", raccontano dal parco. Un ecosistema fragile, salvato solo dall'intervento immediato dello staff e dei volontari, che ora rischia di soccombere sotto il peso della burocrazia.

Se l'Oasi resta isolata ancora per giorni, sarà la burocrazia a condannarla. Sarah Disabato, consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, ha guidato Cirio tra i sentieri del parco, sottolineando l'urgenza di un intervento. L'Oasi vive grazie ai visitatori, alle scolaresche, alle famiglie. Vive grazie a chi paga un biglietto per vedere da vicino cervi, gufi, volpi e scoiattoli salvati da incidenti, maltrattamenti o sequestri delle forze dell’ordine. Molti degli animali ospitati qui sono affidati dallo Stato.

Al momento, l'Oasi sopravvive grazie alla generosità dei privati. È stato attivato un IBAN per le donazioni (IT33U0608538190000000024322, causale: emergenza parco) e un canale su Satispay. Ogni giorno bisogna nutrire decine di specie diverse, gestire cure veterinarie, manutenzione, sicurezza. Il decreto per lo stato di calamità è stato trasmesso a Roma, ma la paura è che la collina chivassese possa finire nel dimenticatoio.

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