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Spazio Ersel

Gian Enzo Sperone: "La mia mostra evento per chiedere perdono ai grandi della pittura"

Dietro le quinte di “Figure, Miraggi Domestici. Pittori a Torino 1900 – 1960”. In esposizione 120 grandi opere di 42 artisti diversi

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Gian Enzo Sperone

Sono ore frenetiche e al cardiopalma queste per Gian Enzo Sperone, tornato nella sua Torino per l'allestimento, che tiene a realizzare in prima persona, della mostra evento Figure, Miraggi Domestici. Pittori a Torino 1900 – 1960, curata insieme con Denis Isaia. Una mostra kolossal, si potrebbe tranquillamente dire, composta da ben 120 opere per 42 artisti, tutti protagonisti della Torino di quegli anni, opere prestate dallo stesso Sperone ma la maggior parte provenienti da collezionisti privati.

L’esposizione sarà inaugurata il 7 maggio alle 19 presso lo Spazio Ersel di piazza Solferino 11 per poi aprirsi al pubblico dall’8 al 30 maggio. È proprio qui, fra i Mastroianni, i Carlo Levi, i Balla, i Mario Merz, gli Spazzapan, i Carol Rama, che il gallerista di fama internazionale, il più grande amatore che il territorio torinese abbia mai avuto, Gian Enzo Sperone, si divincola fra addetti ai lavori, operai e qualche fortunato curioso, in vista dell’evento di domani. Manca poco, il tempo non basta mai di fronte a un allestimento di tale portata.


Sì, si tratta di un’operazione mastodontica, ci racconta Sperone durante una brevissima pausa dai lavori e spostandosi dalla sala con le opere dei Futuristi, loro sì che erano un gruppo unito, a quella con i volti e i ritratti.

Sì, tutto è diviso per temi. Per me era necessario fare una carrellata il più completa possibile dei pittori dal 1900 al 1960. Si tratta di un atto dovuto verso le opere di questi grandi artisti prima che su di essi si abbattesse lo tsunami provocato dall’avvento dell’Arte Povera e Concettuale che, in qualche modo, ha oscurato la bellezza della pittura.

E chi vuole scorgere in queste parole una vena polemica non sbaglia di certo, perché nulla di quanto Sperone fa con l’arte è semplicemente fine a stesso.
Sento di dover risarcire molti di questi pittori, tutti morti oggi e fuori dai radar. Alcuni di loro venivano da me ai tempi in cui lavoravo ancora a Torino, io li snobbavo addirittura. Sono felice che Ersel mi abbia dato la possibilità di organizzare qui questa mostra.


Che, inoltre, dà modo a Sperone, figlio di operai di Carmagnola dove ha frequentato il Liceo Classico per passare poi all’Università di Lettere di Torino, di fare pace con una città che lo vide nascere come gallerista, era il 1964, per poi partire alla volta dell’America. Lì si interruppe qualcosa, Torino non gli stette più dietro e lui volò via.


Tutto quello che avvenne dopo la rivoluzione dell’Arte Povera e del Concettualismo è post moderno. Tutti sanno cos’è la Banana di Cattelan ma pochi sanno capire o riconoscere un quadro di Balla. Adesso è giunto il momento di tirare le somme e dare il giusto merito a queste opere. E recuperare il suo rapporto con Torino.


Con questa città ho un rapporto odi et amo, me ne sono andato giovane, ho optato per l’America ma Torino è la mia città, la mia storia, sono contentissimo di essere qui alla faccia degli avanguardisti di oggi, tutti cani sciolti, manca un movimento. E alla faccia di chi non ha accettato le mie opere in dono, mi riferisco a quello che fece la Reggia di Venaria con l’allora direttore Turetta. Ma è acqua passata, per fortuna il 15 maggio andrò a Roma, all’Accademia di San Luca, alla quale ho donato 15 quadri, rimarranno lì per sempre. Fortuna loro.


Orari: dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 18. Ingresso libero

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