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14 Maggio 2025 - 08:00
Un bozzetto dell'opera in scena da giovedì al Teatro Regio
Quando l'“Hamlet” di Ambroise Thomas, opera in cinque atti su libretto di Michel Carré e Jules Barbie, debuttò all’Opéra di Parigi nel 1868, i commenti della critica non furono certo benevoli, compreso quello di Emmanuel Chabrier: «Ci sono tre tipi di musica: quella buona, quella cattiva e quella di Thomas». Il pubblico, invece, come spesso succede, fu di parere opposto. Conquistato dalla versione romantica della tragedia shakesperiana fatta dal compositore francese ne decretò il successo, un successo che durò ininterrottamente per almeno 70 anni.
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Grazie anche alla bravura degli interpreti, in particolare il baritono Jean-Baptiste Faure che vestiva i panni del protagonista. Ma l’Amleto che prossimamente vedranno gli spettatori del Teatro Regio di Torino non avrà una voce baritonale, bensì tenorile. È un nuovo Hamlet, quello che va in scena domani sera nel teatro di piazza Castello, un “Hamlet riscoperto”, dicono dal Regio. Sì, perché questa volta il ruolo protagonistico è affidato, proprio come nella prima stesura dell’opera, a un tenore ed è la prima volta che la stesura originale viene rappresentata in forma scenica. Per il pubblico l’opportunità di riscoprire l’idea autentica del compositore è unica. In prima rappresentazione scenica mondiale debutta giovedì 15 maggio (in replica fino al 27 maggio) la versione per tenore dell’“Hamlet” di Ambroise Thomas, affidata alla voce di John Osborn, il primo a eseguire in forma di concerto questa versione. Con il tenore americano sul palco anche il soprano spagnolo Sara Blanch, nel ruolo di Ophélie, interpreti rispettivamente del celebre monologo “Être ou ne pas être”, “Essere o non essere”, e della virtuosistica aria della follia. Proprio all’amore tra il tenore e il soprano, tra Hamlet e Ophélie, è dato ampio spazio nell’opera. A dirigere l’Orchestra e il Coro del Regio, istruito da Ulisse Trabacchin, il maestro francese Jérémie Rhorer, gradito ritorno sul podio del teatro lirico torinese.
Firma, invece, la regia dello spettacolo in programma in piazza Castello Jacopo Spirei il quale caratterizza visivamente il tormento interiore del re di Danimarca, un giovane incapace di sostenere il peso del potere, in un nuovo e visionario allestimento, trasformando il dramma in un viaggio interiore denso di simboli: dal fasto inquietante del salone dell’incoronazione al caos del banchetto, fino al climax finale, dove Hamlet si ritrova re di un mondo ormai in rovina. «Hamlet - dice il regista - è pieno di domande senza risposta, responsabilità troppo grandi, una realtà traumatica che genera incubi di ogni specie. Questo Hamlet è un viaggio all’interno di noi stessi attraverso l’introspezione, la domanda, la ricerca».
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