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Un Giovane Holden che gioca a baseball in un'America non più bambina

Il sorprendente e delicato romanzo di Douglas Bauer pubblicato da Nutrimenti

Un Giovane Holden che gioca a baseball in un'America non più bambina

Alle radici di quell'America profonda, ancora bambina, mondo rurale e di miniere che poi diventerà industriale e in seguito la "rust belt" dell'elettorato disilluso che oggi spacca in due la società degli Stati Uniti. Ma un mondo dove ancora si può sognare grazie all'american way per eccellenza: il baseball. Come ci hanno insegnato Salinger e Kinsella (e sì, anche Kevin Costner).

"Il mondo che chiama" (Nutrimenti, 19 euro, traduzione di Nicola Manuppelli) di Douglas Bauer ci porta in questa dimensione, dove il nostro "Holden" si chiama Earl Dunham, ha 17 anni e  trascorre sei giorni a settimana nelle miniere di carbone e la domenica giocando a baseball. Earl ha imparato a non aspettarsi troppo dalla vita. Il mondo è duro, il futuro incerto, e ogni giorno è una battaglia per sopravvivere. Ma quando un incontro casuale con un talent scout della Major League lo avvicina al baseball professionistico, Earl si trova per la prima volta davanti a una possibilità di cambiare la propria vita. Eppure, il vero punto di svolta non sarà la promessa di una carriera, ma l’incontro con Emily Marchand, una donna segnata dalla propria storia e da una determinazione che scuote le certezze di Earl.

Con la delicatezza narrativa di Kent Haruf e l’intensità malinconica di William Maxwell, Douglas Bauer racconta un’America che cambia, dove i sogni si scontrano con la realtà e le scelte possono segnare un’intera vita. Intreccia la vita di Earl, e di suo figlio, con personaggi storici del baseball americano come Babe Ruth e Lou Gehrig, lungo un viaggio in treno che porterà all’estinzione di un grande sogno, ma anche a una nuova serenità. Sullo sfondo, un’epoca di trasformazioni: l’influenza spagnola che decima intere comunità, i treni che attraversano il Paese trasportando promesse e illusioni.

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